di György Lukács
da La distruzione della ragione [1954].
Ma questa ambiguità, che deve necessariamente rimanere in ogni idealismo oggettivo, cessa non appena interviene un mutamento nella concezione dell’«organo». E in tal modo si dileguano tutte le tendenze relativamente, e sia pure in modo deformato, progressive di Schelling, tutte le tracce del suo «sincero pensiero giovanile». Questo avvenne immediatamente dopo il suo trasferimento da Jena a Würzburg (1803), quando venne meno l’effetto diretto del contatto con Goethe e con Hegel, e cominciarono a influire direttamente su di lui i suoi seguaci e discepoli, nella loro maggioranza apertamente reazionari. Poco dopo usci il suo libro Filosofia e religione (1804), dove si manifestò la svolta decisiva della sua carriera, ed ebbe inizio il suo secondo periodo, chiaramente reazionario. Questa svolta consiste «semplicemente» in questo, che non più l’arte, ma la religione diventa l’organo della filosofia. Continua a leggere