Relazioni pericolose

di Enzo Traverso

da Dialettica dell’irrazionalismo. Lukács tra nazismo e stalinismo, Ombre Corte, Verona 2022


Queste considerazioni sull’esistenzialismo giovanile di Lukács potrebbero essere estese a molte altre correnti di pensiero esaminate ne La distruzione della ragione. Valgono ad esempio per la critica di Weber alla razionalità occidentale, che Lukács stesso aveva incorporato nel proprio concetto di reificazione in Storia e coscienza di classe, un testo fondamentale del marxismo occidentale1. Valgono anche per Nietzsche, la cui appropriazione da parte dell’ideologia nazista non impedì a diversi studiosi marxisti o anarchici di considerarlo un pensatore stimolante. Sia Ernst Bloch che Herbert Marcuse accolsero le potenzialità emancipatrici di una rivolta dionisiaca contro la civiltà repressiva. Il pensiero di Nietzsche, ha sottolineato Marcuse, conteneva ben più di un rifiuto aristocratico della modernità e di una nefasta apologia della schiavitù; portava con sé anche “l’aria liberatrice” di una filosofia che tracciava la propria strada attaccando “la Legge e l’Ordine”2. Adorno e Horkheimer non ignoravano le ambiguità ­del nichilismo di Nietzsche, che già conteneva alcune premesse di un’ideologia “prefascista”, ma lo consideravano uno dei pochi, dopo Hegel, ad aver riconosciuto la dialettica dell’illuminismo3. E considerazioni analoghe valgono anche per Heidegger, il cui convinto sostegno al regime nazista non invalidava le molteplici direzioni del suo pensiero ontologico, in cui pensatori marxisti come Marcuse e Günther Anders hanno trovato preziose munizioni per la loro critica radicale della tecnologia e dell’alienazione capitalista. Adorno, che non esprimeva alcun compiacimento verso Heidegger nel suo Il gergo dell’autenticità (1964), non poteva accettare la tendenza di Lukács ad assimilare al fascismo tutte le forme di irrazionalismo che, in tempi diversi, erano affiorate in seno alla filosofia tedesca. Il custode della dialettica hegeliana, egli scrisse, guardava in modo “non dialettico” a diverse tendenze filosofiche che, nonostante il loro irrazionalismo, combattevano l’idealismo accademico e si sollevavano “contro la reificazione dell’esistenza e del pensiero”, ossia ciò che lo stesso Lukács aveva posto al centro della sua critica4. In definitiva, assai poco dialettico era anche il disprezzo di Lukács per qualsiasi credenza religiosa, considerata come una forma pericolosa e potenzialmente reazionaria di irrazionalismo. A pochi anni di distanza da La distruzione della ragione, Lucien Goldmann pubblicava Il Dio nascosto (1958), uno studio sulla visione tragica di Pascal e Racine che si concludeva con una riformulazione marxista della “scommessa” (pari) pascaliana sull’esistenza di Dio5. Più che una “scienza” fondata su ßuna forma deterministica e positivistica di razionalismo, sosteneva Goldmann, il socialismo era una scuommessa basata su una fede secolare nelle potenzialità liberatrici degli esseri umani.

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