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di Carlo Salinari
«Rinascita», 1953, n. 11, pp. 620 sgg.
Einaudi ci ha dato un nuovo volume di Giorgio Lukács. Si tratta di una raccolta di saggi scritti fra il ’35 e il ’45, teorici e di critica applicata, spesso legati a un’immediata necessità polemica. Così i saggi Narrare o descrivere? e La fisionomia intellettuale dei personaggi artistici ebbero origine dal dibattito sul formalismo e il naturalismo sviluppatosi in U.R.S.S. nel 1936, il carteggio con la Seghers risale alle discussioni avvenute in Germania nel 1938 sull’espressionismo e lo stesso saggio teorico di apertura sull’estetica marxista riflette le discussioni che seguirono la instaurazione in Ungheria della democrazia popolare. È forse da questa occasione polemica che i saggi ritraggano la loro vivacità, il loro carattere così piacevolmente antiaccademico e antisistematico (anche se qua e là fa capolino un tono un po’ professorale), la ricchezza di motivi, di spunti, di analisi critiche particolari, di esempi tratti da questo o quello scrittore: Balzac e Flaubert, Tolstoi e Gorki, Shakespeare e Ibsen e Dickens e Schiller e Zola fino a Dos Passos. È forse da quell’occasione polemica che i saggi ritraggono – d’altra parte – tutto ciò che di provvisorio, d’impreciso, di schematico un lettore attento può ritrovarvi.
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