da Vie traverse. Lukács e Anders a confronto, a cura di A. Meccariello e A. Infranca, Asterios, Trieste, 2019.
traduzione di Devis Colombo
il 23.5.64
Caro signor Anders,
ho ricevuto il Suo scritto con grande gioia1. È il Suo primo segno di vita da quando anni fa a Vienna ebbe modo di consegnarmi il Suo studio su Kafka2; detto per inciso: da allora non ho letto niente di meglio su Kafka. In seguito lessi con grande interesse L’uomo è antiquato3 e in particolare la Sua pubblicazione sul pilota di Hiroshima4.
Ora ho potuto leggere il Suo nuovo studio con grande interesse e con molto piacere. Lei non è l’unico che si preoccupa dell’estraniazione [Entfremdung] contemporanea e che si impegna a dare espressione scientifica a queste preoccupazioni. Sono assai scettico della mediocre letteratura sull’estraniazione. Regna in essa un vigliacco e falso autocompiacimento. L’estraniazione viene “smascherata”, ma così come se essa riguardasse unicamente la misera plebs e in nessun modo l’autore, l’intellettuale aristocratico non conformista. Con questa mia posizione, che in altre circostanze ho chiarito nella Prefazione alla Teoria del romanzo, ritengo infatti che alcuni autori si curano di vivere nel “Grand Hotel Abisso” da dove, sull’orlo dell’abisso (un abisso inteso come una prestazione di servizio particolarmente raffinata della società contemporanea) possono godere di una buona coscienza. Non è stata per me una sorpresa constatare che Lei non fa parte di questa schiera di “critici della cultura”. E devo dirLe che fu per me una gioia particolare prendere atto di come la Sua critica dell’estraniazione sia tanto vicina alla mia concezione della “manipolazione mite” su cui ho scritto nel mio articolo per “Forvm”»5. Che Lei menzioni soltanto marginalmente ciò che io lì definii «manipolazione brutale» è nell’ordine delle cose, dato che ciò non apparteneva al Suo tema. Sarebbe naturalmente molto interessante discutere tra noi anche di questo tema, vale a dire del superamento della «manipolazione brutale» e del modo per raggiungerlo. Per questo sarebbe però necessaria una conversazione. Come ebbe a dire il vecchio Fontane, è un argomento troppo vasto per poter esser trattato per lettera. Con cordiali saluti e grazie ancora per avermi inviato il Suo scritto.
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