Nel sito Real-MS sono elencati i materiali d’archivio relativi a Lukács. Si tratta di 1959 item di materiali manoscritti.
Una vera miniera d’Archivio. Buone letture e buone ricerche.

Posted Inediti, segnalazioni
in10 domenica Apr 2022
Posted I testi, Inediti, interviste, segnalazioni, Traduzioni italiane
inLa prima antologia in italiano degli scritti di György Lukács sullo spettacolo riunisce le pagine più importanti della riflessione del filosofo ungherese su alcuni dei nodi cruciali delle estetiche novecentesche: la crisi del dramma, la separazione tra forme teatrali e drammaturgiche, la nascita della regia, l’emergere delle esperienze postdrammatiche, l’origine e l’ontologia del cinema. Scritti nel corso di più di mezzo secolo, i testi di Lukács ripercorrono criticamente l’evoluzione dei cinema e del teatro nel passaggio dal classico al moderno, dalle rivoluzioni delle avanguardie storiche a quelle delle neoavanguardie. Messa da parte ogni lettura ideologica, attraverso un percorso di storicizzazione e riattualizzazione, il volume offre al lettore uno strumento indispensabile di comprensione del presente, riscoprendo la straordinaria, e per certi versi sorprendente, modernità del pensiero di Lukács.
Continua a leggere24 mercoledì Ott 2018
Posted I testi, Inediti, interviste, Traduzioni italiane
inTag
autobiografia, consigli operai, crisi dell'occidente, democrazia socialista, filosofia, Jugoslavia, Lenin, movimento studentesco, riforma socialismo, rinascita marxismo, rivoluzionario, rivoluzione russa, specie muta, stalinismo
di György Lukács
in «L’utopia concreta. Rivista quadrimestrale», I, n. 1, ottobre 1993
[da «New Left Review», n°60, marzo – aprile 1970].
Compagno Lukács, come giudica la sua vita e l’epoca storica in cui ha vissuto? In cinquantanni di lavoro scientifico e rivoluzionario ha avuto la sua parte di onori e di umiliazioni. Sappiamo anche che è stato in pericolo dopo l’arresto di Béla Kun nel 1937. Se dovesse scrivere un’autobiografia o delle memorie personali, quale lezione fondamentale ne trarrebbe?
Per rispondere brevemente, direi che è stata una mia grande fortuna aver vissuto una vita intensa e densa di avvenimenti. Lo considero come un particolare privilegio di cui ho avuto esperienza negli anni 1917/1919. Poiché provenivo da un ambiente borghese – mio padre era un banchiere di Budapest – e pur attuando un’opposizione piuttosto individuale in «Nyugat»1 – facevo parte tuttavia dell’opposizione borghese. Continua a leggere
06 domenica Dic 2015
di György Lukács
da Testamento politico e altri scritti contro lo stalinismo, a c. di A. Infranca e M. Vedda, Edizioni Punto Rosso, Milano 2015.
8 giugno 1957
Caro amico,
la sua lettera mi ha molto rallegrato, malgrado l’“egocentrismo” [Ichbezogenheit]. Credo che non disturberà la nostra amicizia che mi comporti anche come uno “storico della letteratura” oggettivo, di fronte a questa categoria sommamente soggettiva che amico e contemporaneo utilizza. Lei dice che la mia interpretazione oggettiva, sociale di Manzoni provocherà resistenza tra gli psicologisti italiani. Molto bene, credo che trattandosi di questo egocentrismo, è necessario applicare lo stesso metodo: non è una categoria psicologica congenita – o al massimo una tendenza –, bensì un risultato di complicate interrelazioni tra soggetto e realtà sociale oggettiva. Credo che questo sia il metodo per risolvere questo problema, tanto nel passato come nel presente, tanto scientificamente quanto praticamente.
Da un lato, mi ricordo molto bene che l’egocentrismo non sempre ha svolto in lei questo ruolo. Dall’altro, so a partire da una buona esperienza, che nella mia bella casa di riposo a Bucarest dovetti anche condurre una lotta che non vado oltre l’egocentrismo [1]. Non creda che con tali considerazioni, ricorro ad una estetizzatone, a una capitolazione di fronte alla cattiva realtà, così come accadde spesso con la “riconciliazione” del vecchio Hegel. Si tratta, innanzitutto, di seguire la prospettiva. Ricorderà, forse, la mia conferenza su questo tema all’ultimo congresso degli scrittori tedeschi, che si tenne l’anno scorso. In quell’occasione dissi che la prospettiva non è una realtà – se quella è rappresentata in tal modo, allora si produce un happy end – ma è, alle volte, una realtà futura. Pertanto, è reale e irreale allo stesso tempo. Se uno si attiene a questo, allora è possibile trovare, anche sotto le circostanze più sfavorevoli, uno spazio anche minimo per l’attività. Forse conosce, a partire da precedenti conversazioni, che la mia massima favorita è una piccola variazione della famosa frase pronunciata da Zola ai tempi del caso Dreyfus [2]: «La verité est lentment en marche, et à la fin des fins, rient ne l’arrêtrera»[3].
Mi rallegro soprattutto per ciò che scrive su Manzoni. Ho sperimentato qualcosa di simile in Inghilterra in relazione a Walter Scott. Sarebbe molto buono che concretasse qualche volta il piano su Manzoni che abbozza nella sua lettera. Dopo tutto ciò che è pubblicato ne Il romanzo storico può essere soltanto una indicazione, uno stimolo. Una vera valorizzazione marxista di Manzoni può essere soltanto opera di un italiano; ma credo che una valorizzazione concreta sarebbe molto importante per l’Italia, e lei è proprio l’autore indicato per farla.
La traduzione è tratta dall’originale in tedesco conservato presso l’“Archivio Lukács” di Budapest. Traduzione di Antonino Infranca.
[1] Nel 1956, Lukács appoggiò la ribellione ungherese contro il regime comunista ungherese e promosse una profonda trasformazione del sistema. Una volta repressa questo rivolta, fu deportato in un campo di concentrazione a Bucarest, dove rimase fino al 10 aprile 1957.
[2] Alfred Dreyfus (1859-1935), ufficiale dell’esercito francese nato in Alsazia, fu accusato ingiustamente di consegnare a un governo straniero documenti sulla difesa nazionale. Fu sottomesso a corte marziale, degradato e condannato all’ergastolo nell’Isola del Diavolo. Gli sforzi della moglie e degli amici di Dreyfus riuscirono a rivelarne l’innocenza, che era stato vittima della corruzione – e in particolare dell’antisemitismo – dell’esercito e delle istituzioni pubbliche francesi. Zola intervenne attivamente a favore di Dreyfus e scrisse, in questo contesto, un famoso pamphlet J’accuse [Io accuso] (1898). Nel 1906 Dreyfus fu aministiato e riuscì a riprendere i gradi militari.
[3] «La verità è lentamente in marcia e, alla fine dei tempi, nulla la fermerà». La frase di Zola («La verité est en marche, et rien ne l’arrêtrerà») fu uno dei più diffusi slogan durante il caso Dreyfus. Quando il senatore Scheurer-Kestner chiese la revisione di questo caso, Zola scrisse un articolo su Le Figaro (25 novembre 1897) intitolato, precisamente, da questo slogan.
02 sabato Mar 2013
Posted Inediti
inÈ stata recentemente ritrovata una lettera inedita di Lukács a un destinatario non specificato. La notizia di questo ritrovamento è stata data su un gruppo di facebook dedicato al filosofo ungherese (György Lukács et la Réification), a cui partecipano studiosi giovani e meno giovani.
Secondo quanto detto in un post, la lettera è stata ritrovata dallo studioso Ronaldo Fortes. L’ipotesi avanzata dallo studioso è che il destinatario di questa lettera potrebbe essere il il filosofo marxista brasiliano Leandro Konder.
Di seguito se ne dà una traduzione in francese, eseguita da Jean-Pierre Morbois, curatore del sito Les amis de Georg Lukacs.
Budapest, le 1er avril 1963
Cher ami,
Merci pour votre lettre du 25 mars. En ce qui concerne les questions qui y sont abordées: je crois que mon identification au personnage de Naphta dans La montagne magique est une légende littéraire. Pour autant que je sache, Thomas Mann lui-même s’est, dans une lettre à un historien français de la littérature, élevé contre cette légende.
Quant à Monsieur Goldmann, je le connais depuis l’époque 1946-1948. C’est un homme très intelligent, érudit, et doué. Son livre sur Pascal et Racine contient de très bonnes analyses. Son ouvrage sur mon œuvre de jeunesse est par endroits très bon, mais il souffre ‒ à mon avis ‒ de ce que Goldmann surestime considérablement l’œuvre de jeunesse par rapport à ma production ultérieure. Goldmann lui-même ne peut évidemment pas être classé comme révolutionnaire, comme marxiste. Il est ce que l’on appelle en France un «marxisant»; il appartient cependant aux plus intelligents et aux plus instruit de ce groupe.
Avec mes salutations cordiales, votre
Georg Lukács