I testi

In questa pagina troverete i testi in pdf o gli epub (cliccare sull’icona). La scelta è dovuta alle necessità di studio. Chi studia e pubblica, infatti, ha bisogno di avere dei riferimenti bibliografici precisi per le proprie citazioni. Finita questa prima pubblicazione dei titoli disponibili in italiano, verranno creati dei file ancora più leggeri utilizzabili con i moderni e-reader e delle pagine in html consultabili sempre su questo sito, cliccando sul titolo delle opere. In fondo alla pagina saranno elencati saggi sparsi di L. non raccolti in volume o posti come appendice o prefazione a volumi di altri autori.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo 2023


daico

Il dramma moderno I   images (1)

Il dramma moderno, scaturito dall’impegno teatrale attivo del giovane Lukács a Budapest, «dalla vita ed in stretto rapporto con essa», nacque tra il 1908 e il 1909 e solleva questioni che Lukács affrontò direttamente, nella prassi, quando negli anni 1904-1907 fu uno dei direttori della Thalia-Gesellschaft. La questione di fondo posta dall’Autore è se esista un dramma moderno e se possa esserci in assoluto un dramma moderno. Attraverso un’analisi estetica e storico-sociologica della letteratura, Lukács dimostra che esiste un dramma moderno, poiché è storicamente dimostrato che esso si diversifica da qualunque dramma del passato, sebbene sia problematico nella sostanza. Il dramma moderno e il dramma della borghesia, poiché è il risultato emerso dalla lotta per il dramma borghese, lotta che fu combattuta dopo il periodo di sterilità succedutosi alla decadenza del dramma rinascimentale, feudale e cortigiano. Il nuovo dramma è il dramma borghese, perché è il primo e finora l’unico dramma che non scaturisca da una coscienza mistico-religiosa ma che si sia avvicinato alla sfera religiosa solo nel corso del successivo sviluppo, a differenza quindi del dramma precedente, il quale si è lentamente sganciato dalla religione. Inoltre, fin dal momento della sua nascita, il nuovo dramma si pone il problema storico. Ciò nondimeno, il nuovo dramma è anche il dramma dell’individualismo, e lo è con una forza, un’intensità e una esclusività come non lo è mai stato. Lo è a tal punto che non pare nemmeno assurda una concezione del dramma che proprio qui veda lo spartiacque tra vecchio e nuovo dramma; perché una simile visione storica colloca l’inizio del nuovo dramma nel momento stesso in cui l’individualismo comincia a diventare drammatico.


TBico

Il dramma moderno II   images (1)

La genesi della tragedia borghese da Lessing a Ibsen

Il dramma moderno è il prodotto dell’impegno teatrale attivo del giovane Lukács a Budapest, tra il 1908 e il 1909, e solleva questioni che Lukács affrontò direttamente, nella prassi, quando, negli anni 1904-1907, fu uno dei direttori della Thalia-Gesellschaft. La questione di fondo posta dall’Autore è se esista — e se possa esistere in assoluto — un dramma moderno. Attraverso una analisi estetica e storico-sociologica della letteratura, Lukács dimostra che il dramma moderno, qualitativamente diverso dal dramma classico, è il dramma borghese: finora l’unico che non scaturisce da una coscienza mistico-religiosa, ma che si è avvicinato alla sfera religiosa solo nel corso di un successivo sviluppo. La genesi della tragedia borghese da Lessing a Ibsen, secondo volume di Il dramma moderno, è una disamina del processo di sviluppo del dramma borghese, dalle sue premesse storiche fino all’«epoca eroica» che vede il tentativo, di Hebbel e di Ibsen, di creare una tragedia borghese. Partendo da una analisi specifica della Weltanschauung lessinghiana, il giovane filosofo ungherese passa attentamente in rassegna le fasi più significative di ciò che egli considera l’effettiva genesi del dramma moderno: il concetto di destino in Schiller, la svolta di Immermann e Grillparzer, la chiarezza problematica goethiana, la possibilità drammatica della tragedia di classe in Hebbel, fino alla problematizzazione ibseniana dell’individuo stesso e del suo rapporto con la storia.


DMico

Il dramma moderno III  images (1)

Dal naturalismo a Hoffmannsthal

Lukács continua la sua attenta analisi dell’evoluzione del dramma moderno soffermandosi innanzitutto sulla stagione naturalista iniziata dai grandi romanzieri francesi, i fratelli Goncourt, Flaubert e Zola, che scrissero per il teatro o meglio drammatizzarono le loro opere narrative. Dopo avere individuato l’apporto fondamentale dell’allora tanto necessaria riforma del palcoscenico dato dalla Freie Bühne di Otto Brahm a Berlino e dal Théâtre libre di Antoine a Parigi, Lukács verifica i contributi dei singoli drammaturghi che ingrossano la schiera dei precursori del dramma naturalistico — Becque, Strindberg, Tolstoj — e, passando per il dramma contadino-popolare di Anzengruber, giunge a Gerhart Hauptmann, individuando l’essenza del nuovo dramma naturalistico in una «questione» tecnica e di tecnica e chiarendo nel medesimo tempo la distanza dal socialismo mantenuta, sia pure inconsapevolmente, da tutti i poeti del naturalismo, peraltro attenti alle questioni sociali e al destino del proletariato. Il dramma impressionistico-intimista di Arno Holz e Schlaf e la forma del dramma-ballata di Maeterlinck, considerati entrambi come effetto della nuova realtà storico-sociale, segnano un ulteriore passaggio obbligato — al pari della lezione naturalista — prima che il dramma moderno giunga alla grande stagione del teatro austriaco o diventi il dramma estetico di Oscar Wilde, D’Annunzio e Hofmannsthal, allora contemporanei del giovanissimo studioso ungherese.


psico

Sulla povertà di spirito. Scritti 1907-1918  images (1)

A nessun pensatore espressionista spetta una particolare dignità nell’ambito della filosofia sistematica. E ciò non tanto per cattiva disposizione dei singoli, ma perché è nella finalità naturale di un pensare «per espressione» il rifiuto di un ordine del pensiero «per sistema», che richiama la tradizione, e in definitiva ciò che della poligrafia dell’espressione viene negato. Da Bloch al giovane Horkheimer, e fino al primo Lukács, questa disposizione è spinta al punto da farli apparire dei mediocri pensatori, poco costanti e ordinati. In effetti, l’imprecisione è una delle caratteristiche più evidenti della fenomenologia di pensiero del giovane Lukács: nessuno dei concetti chiave a cui si rivolgono i saggi di L’anima e le forme è definito con precisione, al punto che ogni tentativo di una sua ripetizione da parte di un commentatore sfiora il limite dell’arbitrio e della ridefinizione. Ed è significativo che questa disposizione lukacsiana si accompagni a un furor raziocinante continuo; non è dunque una mancata volontà di esattezza concettuale, ma piuttosto una scelta di metodo, necessariamente subita, se non avviata da un’opzione prestabilita. Si deve comunque concludere che la disposizione sistematica e la precisione definitoria non sono per il giovane Lukács buone vie verso la verità. La volontà razionalizzatrice e la predilezione per il pathos del concetto sono i due veicoli privilegiati del procedere del suo pensiero, e la loro coesistenza fa pensare direttamente a quel dualismo tra spirito geometrico e intenzione espressiva che si è voluto vedere come anime irrinunciate del primo espressionismo tedesco. Esattamente come nella poesia e nella pittura espressioniste, anche nei saggi di Lukács queste due componenti giocano in compresenza l’una dell’altra, piuttosto che indicare i termini di una divaricazione formale.


diario

Diario 1910-11  images (1)

Vi sono certi periodi, in una vita, nei quali tutte le tensioni latenti sembrano addensarsi e si prefigurano già quelle che segneranno il tempo a venire: tale fu per Lukács il periodo tra l’aprile 1910 e il dicembre 1911, quando il giovane saggista ungherese stava preparando l’edizione tedesca di quello che sarebbe rimasto il suo libro più felice: L’anima e le forme. I saggi che compongono quel libro raccontavano in cifra la storia sottile e tormentosa del suo amore per Irma Seidler. E tutto il libro era un frammento del lungo dialogo con l’amico Leo Popper. Alla fine di quei mesi esacerbati, Irma si uccide e Leo muore di tubercolosi. Poco tempo prima di questi fatti, Lukács annota nel suo diario: «Se guardo al futuro, ai cinquant’anni che seguiranno, vedo davanti a me un grande deserto grigio». In un ampio saggio che accompagna questo diario – forse il più significativo tra gli inediti lukacsiani recentemente apparsi – Massimo Cacciari ha disegnato quella «metafisica della gioventù» che dà tono e intensità a questo testo e lo avvicina, per la sua dolente crudezza, al clima di Weininger o di Michelstaedter. Ma questa è per lui anche l’occasione per riscoprire la vivissima Budapest di quegli anni e per leggere in modo non più «impressionistico» tutti gli scritti di quel giovane Lukács in cui si rivelava un grande saggista che avrebbe poi passato buona parte della sua vita a punirsi.


faico

Filosofia dell’arte  images (1)

Primi scritti sull’estetica. Vol. I 1912-1918

Ritrovati fra le carte del filosofo scomparso nel 1971, questi Primi Scritti sull’Estetica (1912-1918) vengono pubblicati oggi in prima mondiale. Essi si compongono di due volumi: la presente Filosofia dell’Arte e la Estetica di Heidelberg, che comparirà nella primavera del 1974.
Tali inediti, attraverso i quali ci è dato conoscere la produzione estetica del giovane Lukács, rivestono una grande importanza storica per la comprensione del pensiero lukasiano, poiché si collocano come un punto d’incrocio nella sua evoluzione. Confluiscono qui i motivi più caratteristici della riflessione del filosofo sull’arte e vengono anticipate formulazioni che troveranno la loro sistemazione definitiva nella tarda Estetica (1963), in cui, tuttavia, nonostante il più ampio respiro, andrà smarrito qualcosa del complesso e denso discorso svolto in questi scritti. Vi si svela non solo una ricchissima esperienza diretta d’arte e di poesia, accompagnata da un’appassionata adesione personale ai valori estetici, ma anche la complessità della formazione intellettuale del filosofo, su cui ha pesato la lezione dei neo-kantiani di Heidelberg, di Simmel, di Weber, di Husserl, di Fiedler; su cui hanno influito la riflessione estetica dell’amico Leo Popper e, particolarmente, la riflessione di Lask sul rapporto fra le categorie logiche, le forme e l’esperienza vivente.
Lukács pone in quest’opera le basi per una teoria estetica di carattere valutativo. Il suo impegno è teso qui a cogliere e a rendere manifesto il valore dell’opera d’arte come fenomeno estetico, come forma significativa nella sua specificità, in contrapposizione ad altri valori appartenenti alla sfera teoretica e a quella dell’agire pratico.


eheico

Estetica di Heidelberg    images (1)

Primi scritti sull’estetica. Vol. II 1912-1918

Nella Estetica di Heidelberg che la nostra Casa editrice pubblica, come la Filosofia dell’Arte, in prima mondiale, Lukács approfondisce e parzialmente «corregge» il discorso sulla tematica dell’arte, formulando fra l’altro osservazioni suggestive sulla visuale in cui l’arte si pone in Platone e nel platonismo, svelando in questo senso un’indubbia unità tra questi scritti giovanili e la monumentale Estetica della vecchiaia. La nota filologica di G. Márkus fornisce, da una parte, precisazioni indispensabili alla comprensione dei rapporti intercorrenti tra questa Estetica e la Filosofia dell’Arte, dall’altra importanti chiarimenti su questioni di sostanza teorica. Di grande importanza infine è lo scritto Il problema formale della pittura, strettamente collegato alla problematica dei manoscritti di Heidelberg. La conferenza, databile verso la fine del 1913, affronta risolutamente alcuni nodi di fondo della riflessione critica lukacsiana e li chiarisce con più forza e persuasività di quanto sia dato rilevare in molti altri scritti del filosofo, anche assai più celebri di questo.


epico

Epistolario 1902-1917   images (1)

I documenti di un’epoca e di una tormentata formazione personale nella corrispondenza giovanile di Lukács con i grandi ingegni della cultura europea. 

Circa un anno e mezzo dopo la sua morte, le nostre conoscenze intorno alla vita e all’opera di György Lukács si sono arricchite di documenti eccezionalmente rilevanti. Dal 7 novembre 1917 nella cassaforte della Deutsche Bank a Heidelberg era depositata una valigia. Il suo sconosciuto proprietario, un certo dottor Georg von Lukács, non aveva più dato segni di vita. Alla scoperta, ora, di questa valigia aveva condotto la breve monografia di Fritz J. Raddatz (Amburgo, 1972), sulla base dei cui dati biografici un funzionario della banca identificò nello sconosciuto «von Lukács» il filosofo György Lukács. Nella valigia di Heidelberg si trovavano più di 1.600 lettere, inoltre quaderni di appunti, un diario e manoscritti.


dostoevskij

Dostoevskij  images (1)

Per Lukács, l’opera di Dostoevskij può essere letta come un unitario commento al paolino «è terribile cadere nelle mani del Dio vivente». Nel mondo abbandonato da Dio (il mondo del romanzo) ogni contatto con la trascendenza non può essere altro che un contatto devastante per la creatura e naturalmente per le istituzioni. Già l’etica luciferina si nutriva della “demonia” di chi afferma d’essere meglio dei propri dèi e dunque tendenzialmente della distruzione dell’esistente. Ora, nell’epos dostoevskijano «la demonia ha acquistato senso», non è più fuga nell’artificiale totalità del soggetto, ma affermazione della volontà di trasvalutazione di tutti i valori, distruzione dell’esistente, che sul piano etico significa principalmente crisi delle “istituzioni” (Gebilde) dell’etica kantiana: «Dimostrare che non solo la seconda etica paraclitica ma anche quella luciferina deve trascendere la giustizia (il saggio, l’eroe tragico, amor dei intellectualis – inconfutato!)». Chi ha visto Dio, o chi è incarnazione di Dio sulla terra, come il popolo russo, non può che «andar oltre il diritto e l’etica» anche se ciò dovesse significare il sacrificio della propria anima. Non a caso nello studio su Dostoevskij si elabora tutta una fenomenologia di figure che incarnano questo ideale riconducibile all’idea dell’inevitabilità del peccato in un mondo che è incarnazione somma di Satana. Figure di questa fenomenologia sono i “peccatori santi”, cioè coloro che nel peccato trovano una strada verso Dio, come Sonja nei Fratelli Karamazov o la Giuditta di Hebbel, “eretici” per amor di Dio, come quelli descritti da Sebastian Franck e da certa mistica ebraica, uomini per i quali la colpa è già espiazione, come il Raskol’nikov di Delitto e castigo, terroristi e suicidi, come Kirillov e Svidrigajlov, folli e idioti che non vogliono vedere le “relazioni” del mondo che li circonda, come il Myškin di Dostoevskij. (Michele Cometa)


luk2

Scritti sul romance  images (1)

Il pensatore ungherese György Lukács (1885-1971) è stato uno dei maggiori protagonisti della cultura del Novecento. La sua fama planetaria (talvolta in passato anche troppo legata a ragioni e contingenze di natura politico-ideologica) dopo la sua scomparsa si è nettamente ridefinita per la capacità che tuttora dimostra la sua Opera di dare rilevanti contributi alle dinamiche dei saperi umanistici. Un esempio particolarmente significativo è costituito proprio dai suoi Scritti sul Romance. Con questi scritti sul dramma-non-tragico, composti negli anni 1911-16, e che in accordo alla tradizione degli ultimi testi di Shakespeare Lukács chiama anche romance, il giovane filosofo conclude un più che decennale confronto con la teoria del dramma tra Naturalismo ed Espressionismo. Questi saggi, mai raccolti prima d’ora in modo organico e rimasti a lungo in un deplorevole oblio, ci mostrano un Lukács in perfetta sintonia con le teorie dell’avanguardia storica, quella stessa avanguardia che in seguito egli avrebbe condannato. Lungi dal rappresentare un pendant delle opere più conosciute del filosofo, esse segnano pertanto un percorso fondamentale della sua evoluzione. Solo attraverso gli Scritti sul Romance si può infatti ricostruire la genesi di quelle forme di dramma che più tardi Benjamin e Brecht avrebbero definito “epico”, riconoscendone per altro la paternità lukacsiana. Riluce tuttavia in questi saggi la profonda crisi della coscienza primonovecentesca ormai definitivamente messa in scacco dalla critica nietzscheana e da Lukács trasformata nell’utopia romantica dell’ateo che anela ad una impossibile redenzione. Fiaba, melanconia, allegoria sono i temi che Lukács dipana in questi scritti, così come il saggio, il martire e il credente sono i tipi umani che danno forma al mondo abbandonato da Dio. La presente edizione italiana, magistralmente curata da Michele Cometa, e corredata da esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici, aggiorna, emenda ed integra la prima, pubblicata nel 1982 dal Centro Internazionale Studi di Estetica.


ceico

Cultura estetica    images (1)

«Forse mai quanto oggi l’arte ha significato così poco per tanti di quegli uomini che fanno parte integrante della cultura. Gli effetti dell’arte hanno oggi qualcosa di profondamente specialistico: gli scrittori scrivono per gli scrittori, i pittori dipingono per i pittori, o al massimo per scrittori e pittori che si sono fermati a metà strada. Solo uno specialista può veramente apprezzare i loro va­lori, e gli effetti più appariscenti consistono nei trucchi del mestiere … I più seri disprezzano l’arte d’ogni genere; la maggior parte invece ne gode o vi si adegua con pro­fonda indifferenza … Ma purtroppo indifferenza e disprezzo non sono forti abbastanza. L’unica speranza che potremmo ancora ave­re sarebbe forse quella del proletariato e del socialismo: la speranza che le forze dello spirito rivoluzionario, che ha smascherato tutte le ideologie e ha intravisto ovun­que le vere forze motrici, dimostri anche in questo cam­po intuito chiaro e vista acuta, e, spazzando via quan­to vi è di periferico, ci conduca di nuovo all’essenzia­le. La speranza insomma che sopraggiungano dei bar­bari i quali mandino brutalmente in frantumi tutte le raffinatezze; che la persecuzione produca un effetto se­lettivo e in un’epoca che ha in odio l’arte questa riesca, ciò nonostante, ad approfondirsi».


animaforme2

 

L’anima e le forme   images (1)

Quale sia l’importanza di questa raccolta di saggi lo ha chiarito in varie occasioni Lucien Goldmann: per lui il tema maggiore di questi scritti (che solo in apparenza hanno come oggetto Rudolf Kassner, Kierkegaard, Novalis, Storm, George, C.L. Philippe, Beer-Hofmann, Sterne, Ernst) è l’indagine delle strutture dinamiche significanti” che Lukács chiama “forme” delle differenti modalità privilegiate nel rapporto tra anima umana e assoluto. […] Una di quelle forme o “strutture significative” ha particolare rilievo in quest’opera: quella della “visione tragica”, recuperata attraverso i rapporti tra “individuo”, “autenticità” e “morte”, nella definitiva irrilevanza e inautenticità della esistenza mondana. Con questa ripresa di temi che furono di Pascal e Kant, il giovane Lukács va ben oltre le posizioni che erano allora della filosofia accademica tedesca, anticipando di molto il pensiero di Heidegger e ponendosi tra gli anticipatori del moderno esistenzialismo”. (Dallo scritto introduttivo di Franco Fortini)


tdrico

Teoria del romanzo    images (1)

In quest’opera fondamentale del giovane Lukács il romanzo si configura come la forma artistica esemplare dell’età borghese, di quell’epoca della «compiuta peccaminosità» in cui il senso ha abbandonato il mondo e in cui gli uomini, mero coacervo di individualità differenziate, vivono tutta la propria alienazione dalla realtà e tutta la sua «fragilità». Trascorsi per sempre i tempi beati degli antichi greci e perduta per sempre la totalità organica del loro mondo, abitato dal senso, che l’epica rappresentava in tutta la sua coerenza, felicità e «indifferenza», il romanzo può rappresen­tare il nostro mondo «abbandonato da Dio» perché è «totalità creata», è cioè «forma» e, in quanto tale, dissonante rispetto a una realtà in cui non c’è più identità di essenza ed esistenza, di assoluto e particolare. «Il ro­manzo – scrive Lukács – è l’epopea di un’epoca per la quale l’immanenza del senso nella vita si è fatta problematica, e che tuttavia ha l’aspirazione alla totalità». Il romanzo può incarnare, secondo Lukács, questa totalità, ma a condizione che la denunci come astratta, ossia che si denunci come «finzione», mostrando la propria «distanza dalla vita concreta». La con­sapevolezza di essere finzione, di essere paradossale, è la grande forza del romanzo, è la sua eticità, è ciò che gli impedisce di scivolare in quella «let­teratura amena» che dà per scontato il senso e dimentica di avere a che fa­re con un senso che rimanda a un non-senso e viceversa. Di qui la profon­da malinconia di ogni romanzo grande e autentico, la sua nostalgia di un «paradiso per sempre perduto, che fu cercato ma non ritrovato».

Traduzione di Francesco Saba Sardi


teoria

Teoria del romanzo    images (1)

Influenzato da Hegel, il successivo saggio di L. è sulla Teoria del romanzo (Die Theorie des Romans), iniziato nel 1914, ultimato l’anno successivo e pubblicato nel 1920. La filosofia è indicata essere, in quanto «forma vitale e condizione della forma», il contenuto stesso della poesia e insieme «un segno della sostanziale diversità di io e mondo, dell’incongruenza di anima e fare». Espressione di questa scissione è la moderna forma artistica del romanzo, laddove invece l’antica forma dell’epica greca «raffigura la totalità estensiva della vita»: il mondo greco è un mondo omogeneo e «anche la separazione di uomo e mondo, di io e tu, non giunge ad alterare questa uniformità. Come ogni altro membro di questa ritmìa, l’anima sta nel pieno del mondo». In questa prospettiva, l’eroe dell’epica non è nemmeno un individuo, ma è l’intera collettività, «in quanto la perfezione e la conchiusione del sistema di valori che determina il cosmo epico, dà luogo a un tutto troppo organico perché in esso una parte possa a tal punto segregarsi in se stessa, possa così solidamente fondarsi su se stessa, da trovare se stessa quale interiorità, da divenire individualità». Al contrario, il romanzo è l’epopea del mondo abbandonato dagli dei e la psicologia dell’eroe da romanzo appartiene al demonico: il romanzo «è la forma dell’avventura, del valore proprio dell’interiorità; il suo contenuto è la storia dell’anima, che qui imprende ad autoconoscersi, che delle avventure va in cerca, per trovare, in esse verificandosi, la propria essenzialità». L’eroe epico – si pensi a Ulisse – malgrado tutte le avventure percorse, resta sostanzialmente passivo, perché gli dei devono sempre trionfare dei demoni e quelle avventure sono in realtà «la raffigurazione dell’obiettiva ed estensiva totalità del mondo» e l’eroe è il «punto interiormente più immobile del ritmico movimento del mondo». La passività dell’eroe da romanzo, invece, contraddistingue il suo rapporto con la propria anima e con il mondo che lo circonda.


spico

Scritti politici giovanili 1919-1928  images (1)

Pubblicati tra il ’19 e il ’28, questi scritti sono rimasti praticamente inaccessibili sino alla pubblicazione dell’edizione tedesca del 1967, da cui è tratta questa raccolta. Nel decennio coperto da questi testi, Lukács anticipa Storia e coscienza di classe e insieme formula i temi che lo porteranno a precise differenziazioni teoriche rispetto a quell’opera.

d


kico

«Kommunismus» 1920-1921   images (1)

Organo della Terza Internazionale per i paesi danubiani, «Kommunismus» è una rivista esemplare del tentativo di mediazione tra l’ideologia della sinistra comunista tedesca, e mitteleuropea in genere, e il leninismo sovietico. Nei suoi due anni di vita, tra secondo e terzo Congresso dell’Internazionale, «Kommunismus» ospita numerosi contributi di Lukács – del Lukács che va preparando i saggi di Storia e Coscienza di Classe –, tutti imperniati appunto sul problema di quella mediazione, di quella «auspicata sintesi». Ma questo nucleo centrale della problematica lukacsiana di allora, della sua attività politica più «diretta», va inquadrato storicamente in tutto il dibattito sull’Organisationsfrage: sul problema del partito che, se investe in pieno il movimento operaio europeo soltanto con la prima guerra mondiale, già con il Bernsteindebatte, già con le posizioni sociologiche più vicine alla socialdemocrazia tedesca, già con gli scritti della Luxemburg, era emerso in tutta chiarezza. Di fronte a questi nodi i saggi politici di Lukács, molti dei quali non raccolti nella recente edizione dei Werke della Luchterhand di Berlino, hanno un valore conclusivo – nel senso che ne dimostrano l’irrisolvibilità dal punto di vista sia della sinistra comunista europea sia del leninismo sovietico. E ne dimostrano l’irrisolvibilità non sul terreno delle contraddizioni teoriche soltanto, ma su quello dell’iniziativa organizzativo-politica, della costruzione dell’organizzazione. Ma lo spessore di questi saggi lukacsiani non è misurabile soltanto all’interno della storia del movimento operaio europeo in sé e per sé. Dentro c’è ancora il Lukács vicino a Simmel e a Weber. La sintesi continuamente tentata di sinistra comunista e leninismo si intreccia all’utopia della riscoperta della grande Kultur borghese sul terreno del marxismo. E questa utopia vive fin nei saggi più direttamente politici. Non c’è «questione di dettaglio » che non ne venga controllata e diretta. Ognuno di questi temi – dall’«armonia» Kultur-marxismo, a quella Lenin-Europa, dai rapporti tra Soziologie e movimento operaio, a quelli tra socialdemocrazia e sinistra comunista – è l’inizio di una tradizione. L’«attualità» di questi saggi lukacsiani consiste nell’«attualità» che ha per noi l’origine di questa tradizione, ancora agente in tutte le sue varianti. Ed è appunto la sua critica complessiva che qui ci interessa.


ico

Cultura e rivoluzione  images (1)

Nonostante la maggior parte di questi scritti sia già stata pubblicata altrove (Scritti politici giovanili, Kommunismus, Storia e coscienza di classeStoria e coscienza di classe oggi con inediti di G.L.), pure tre di questi scritti non risultano altrove presenti. Inoltre un utile dizionario storico essenziale può essere di qualche utilità alla lettura e decifrazione dei fatti impliciti a questi scritti.

Significativo momento di confronto e di rimeditazione per il movimento operaio moderno, il pensiero di György Lukács si è venuto formando attraverso le esperienze culturali che vanno dalla crisi della II Internazionale fino alle recenti drammatiche vicende che hanno accompagnato, ovunque nel mondo, i segni d’una ripresa dell’offensiva rivoluzionaria. I saggi qui raccolti si riferiscono appunto a quel suo primo periodo di partecipazione alla lotta politica: anni intensi di studio, di preparativi – condivisi da un’intera generazione – a un’esplosione che era sembrata imminente. Così, nell’arco di tempo compreso fra «Tattica ed etica» e l’«Intervento al III Congresso dell’Internazionale Comunista», il partito, la classe, la «Kultur» erano le figure centrali d’un mosaico teorico che si svelava nuovo e ricco di fermenti critici, quali si venivano definendo nella riflessione sulle sorti del biennio rosso europeo.


scc

Storia e coscienza di classe  images (1)

Nel 1922 György Lukács, esule dal­l’Ungheria dopo la disfatta della re­pubblica dei Consigli ad opera della reazione, scrive Storia e coscienza di classe. La pubblicazione avviene nel 1923 presso una casa editrice berli­nese; ed è contemporanea ad un al­tro libro la cui importanza è desti­nata ad accrescersi nel tempo, Marxi­smo e filosofia di Karl Korsch. Storia e coscienza di classe accende delle di­scussioni: Lukács è già un personag­gio di primo piano, ha partecipato al governo di Béla Kun nella repubblica ungherese dei Consigli come Commissario alla Istruzione. Ma nel 1924 l’Internazionale comunista, per la bocca di Zinoviev, condanna come «idealista» Storia e coscienza di classe. Da allora, la circolazione di questa opera è stata limitata ai pochi esemplari rintracciabili nelle biblio­teche del movimento operaio. Nel 1957 la casa editrice francese Editions de Minuit pubblicò una tra­duzione di Storia e coscienza di clas­se, preceduta da una introduzione di Kostas Axelos. L’atteggiamento di Lukács nei confronti di questa pub­blicazione fu estremamente negati­vo: l’interpretazione che ne dava Axelos portava acqua al mulino di quelli che vogliono dividere l’opera del filosofo ungherese in due tron­coni: quello giovanile, fino appunto al 1923, fertile di spunti che sono stati poi ripresi in varia forma da Adorno, Sartre, Merleau-Ponty; e quello della ortodossia, il periodo cioè «politico», caratterizzato da La distruzione della ragione. La tra­duzione francese, apparsa contro la sua volontà, confermò Lukács nella idea di dare una interpretazione autentica di Storia e coscienza di classe, di situare cioè l’opera nel contesto dello sviluppo organico del suo pen­siero, e nella obbiettiva situazione politica del momento. La presente edizione italiana è quin­di preceduta da una introduzione di Lukács scritta nel 1967, di estrema importanza. Il pensatore ungherese in questo scritto a metà autobiogra­fico e a metà filosofico indica quali sono gli aspetti di Storia e coscienza di classe che ancora oggi condivide; e per quali ragioni – prima fra tut­te la mancata conoscenza dei Mano­scritti di Marx letti solo nel 1934 a Mosca – alcuni concetti, come quel­lo di coscienza di classe, sono elabo­rati da un punto di vista idealistico. Queste indicazioni sono fondamen­tali per la migliore comprensione di uno dei testi del «marxismo occidentale», e nello stesso tempo per la esatta collocazione storica dell’opera che segna il passaggio di Lukács filo­sofo dell’idealismo di L’anima e le forme al marxismo.


cop

Coscienza di classe e storia  images (1)

Con questo testo presentiamo un saggio inedito in Italia, e di cui sino a poco tempo fa non si era più avuta alcuna traccia, tanto che lo stesso Lukács pensava che fosse andato distrutto. Un gruppo di ricercatori lo ha recentemente ritrovato grazie all’apertura degli archivi del Pcus a Mosca. Questa è dunque la prima traduzione in lingua italiana di Chvostimus und Dialektik (Codismo e dialettica, titolo dell’edizione originale), redatto da Georg Lukács nella metà degli anni Venti. Il libro ripercorre criticamente i temi centrali di Storia e coscienza di classe, l’opera maggiore del filosofo ungherese, scritta e pubblicata pochi anni prima. In una serrata autodifesa, il testo approfondisce il problema del senso e del significato del metodo dialettico, contrapponendolo al meccanicismo e al determinismo dei suoi critici.


Immagine

Storia e coscienza di classe oggi.  images (1)

Con inediti di Lukács (1918-1929) 

Non è possibile separare la fortuna teorica di un libro come “Storia e coscienza, di classe” dalla sua attualità politica. Questa discussione del 1969 è un confronto tra teorici francofortesi e leaders del movimento studentesco tedesco che risponde a un bisogno di teoria analogo a quello presente oggi nel movimento italiano. Lukács non è preso a modello ma come punto di riferimento per una critica, e un’autocritica, in particolare per una rifondazione del tema della costituzione di classe. In appendice alcuni scritti giovanili di Lukács, finora inediti in Italia.


lenin

Lenin.  images (1)

Teoria e prassi nella personalità di un rivoluzionario

Questo saggio di György Lukács su Lenin appare in Italia a più di mezzo secolo dalla sua prima edizione tedesca: ma l’odierno dibattito intellettuale gli conferisce un’inattesa attualità ed efficacia. Sia Lenin che Lukács, in modi diversi, sono al centro di una riflessione critica nuova, che ne ripercorre il pensiero e l’opera in funzione di un’esperienza etico-storica quanto mai aperta e inquieta. Perciò riesce particolarmente vivo e appassionante questo Lenin visto come espressione dell’intima forza motrice di un’età rivoluzionaria da un Lukács immerso nell’atmosfera tempestosa dell’Ottobre e fiducioso nelle sorti del rivolgimento mondiale. Se il Lenin di Lukács è una figura centrale dello sviluppo della coscienza universale, il Lukács di Lenin è un momento-chiave dell’itinerario speculativo del grande pensatore. Dal loro incontro è nato un libro d’eccezione, che ancor oggi vale a interpretare problematicamente tanto il rivoluzionario russo quanto il filosofo ungherese.


iico

Intellettuali e irrazionalismo   images (1)

L’ideologia di destra e nazionalsocialista, il problema dell’irrazionalismo, il rapporto intellettuali-fascismo sono i principali temi di questi scritti lukacsiani, inediti o poco noti, dei primi anni ’30. Lukács prende posizione critica sugli esponenti di tutte le più diffuse tendenze filosofiche e letterarie di questo periodo: Jünger, Rosenberg, Rathenau, Baümler, Bartels, Schauwecker; discute di scrittori come Musil, si confronta con Bloch. Ne emerge un Luckás inedito che fa meglio comprendere anche quello, più noto, dell’estetica e della critica letteraria. Nell’Introduzione, Vittoria Franco ricostruisce questo momento del pensiero di Lukács evidenziando gli elementi teorici che definiscono la «svolta» ontologica del 1930 come un «nuovo inizio» in tutti i campi della sua indagine. E rileva come proprio questi nuovi elementi teorici acquisiti inducano Lukács ad avviare la riflessione sulla storia e sulla cultura della Germania su basi completamente diverse rispetto all’ortodossia ufficiale della III Internazionale comunista e alle tendenze culturali predominanti. Viene così illuminata anche la genesi di un’opera tanto discussa come La distruzione della ragione che, nelle linee fondamentali, nasce in questo periodo. Si scopre che proprio negli anni dello stalinismo Lukács era impegnato a costruire, sia pure faticosamente, una sua autonoma e originale posizione filosofica e politica oltre che estetica. Egli cominciava a pensare in termini nuovi il rapporto, inscindibile, fra democrazia e socialismo e poneva le basi filosofiche delle sue ultime maggiori opere: l’Estetica e l’Ontologia dell’essere sociale.


Romanzo

Il romanzo come epopea borghese images (1) (Roman kak buržuaznaja epopeja, Literaturnaja enciklopedija)

Nel dicembre 1933 e nel gennaio 1934, nell’Istituto di filosofia dell’Accademia comunista, a Mosca, tra filosofi e letterati si svolse una discussione sui problemi teorici del romanzo che è rimasta finora inspiegabilmente ignorata, nonostante l’intensità di significati, tuttora attuali, d’ordine metodologico e politico che emersero dal dibattito. Centro della discussione fu una relazione di György Lukács, da poco emigrato nell’Urss, in cui si riassumevano tesi esposte partitamente nella voce «romanzo», scritta allora da Lukács per la Literaturnaia enciklopedija. Tutto questo materiale, essenziale per la comprensione dell’evolversi del pensiero lukacsiano e della storia dell’ideologia sovietica, è qui presentato per la prima volta. Ad esso si aggiunge il testo di una relazione, rimasta sconosciuta fino a pochi anni fa, che uno dei maggiori teorici russi della letteratura, Michail Bachtin, lesse nell’Istituto di letteratura mondiale A. M. Gor’kij di Mosca, relazione che il curatore del presente volume, Vittorio Strada, nel suo  ampio studio introduttivo interpreta come una originale risposta a Lukács vertente, oltre che sulla teoria del romanzo, sui problemi filosofici e metodologici di carattere generale. Ne è nato un libro inatteso, e appassionante che illumina problemi capitali della storia e della teoria letteraria e, insieme, aspetti profondi della vita politica e culturale del nostro tempo.


est

Contributi alla storia dell’Estetica  images (1)

Questa raccolta di saggi sui problemi storici dell’estetica rappresenta un momento molto importante nello sviluppo delle concezioni sistematiche di Lukács e un contributo di primo piano a una storia delle dottrine estetiche. Il punto di partenza è dato dallo studio del nesso dialettico che sussiste tra la tendenza progressiva e quella reazionaria nell’estetica idealistica tedesca (Schiller); dall’analisi dell’estetica di Schiller Lukács prende lo spunto per illustrare le teorie estetiche di Kant, cosi come dal saggio su Hegel, che segna il punto culminante dell’idealismo tedesco, si passa a una considerazione dell’estetica romantica (Schelling) e degli indirizzi seguiti alla dissoluzione dello hegelismo: l’in­dirizzo di sinistra, progressista (Černysevskij), e quel­lo di destra, liberale-reazionario (Vischer), con un’appendice estrema in Nietzsche. Con i saggi su Marx e Engels, Lukács ha dimostrato che le osserva­zioni dei due teorici del marxismo formano un siste­ma rigoroso e coerente, suscettibile di concretizzazione, mentre quelli su Mehring e Stalin illustrano rispetti­vamente il momento di crisi ideologica del marxismo all’epoca della Seconda Internazionale e il problema dell’arte come sovrastruttura.


saggico

Saggi sul realismo  images (1)

Vera arte, per György Lukács, è quella «che ritrae interamente l’uomo, l’uomo totale nella totalità del mondo sociale», arte che ebbe il suo mezzo d’espressione più adeguato nel romanzo realista ottocentesco, e i grandi modelli in Balzac e in Tolstoj. Appunto a Balzac e a Tolstoj sono dedicati in questo volume gli studi più approfonditi. La grande via balzachiana e stendhaliana del realismo francese non viene però continuata, secondo Lukács, né da Zola (cui egli dedica un saggio assai severo) né da Flaubert (con i cui ideali estetici Lukács è in continua polemica), bensì dalla narrativa russa. Dopo un saggio dedicato al pensiero critico democratico russo (Belinskij, Černyševskij, Dobroljubov) che prepararono e accompagnarono la grande fioritura narrativa realista, Lukács studia a fondo l’opera di Tolstoj e il suo significato sociale e umano. Particolare interesse hanno il suo saggio su Dostoevskij, dove la grande arte del romanziere viene valutata da un punto di vista razionale e storico, e quello su Gor’kij, come fondatore del nuovo realismo socialista.


marxismocriticaletteraria

Il marxismo e la critica letteraria  images (1)

Questa raccolta di saggi di György Lukács imposta per la prima volta in forma organica e unitaria i problemi di una teoria marxista della letteratura. Lukács, considerato il più grande critico marxi­sta vivente, elabora i criteri ed i metodi di un giudizio storico-con­tenutistico sui fenomeni letterari, in polemica, da una parte, con­tro il formalismo e il trascendentalismo dell’estetica borghese, e, dall’altra, contro la volgarizzazione sociologica del marxismo, per cui il compito del critico e dello storico letterario si ridurrebbe a determinare l’«equivalente sociale» degli scrittori e delle opere d’arte. In questa «battaglia su due fronti» Lukács si richiama, da un lato, alle affermazioni contenute negli scritti dei classici del mar­xismo, e, dall’altro, alle tesi fondamentali dell’estetica classica. Di qui il duplice carattere, rivoluzionario e conservatore a un tem­po, del pensiero di Lukács: che tende a ricollegarsi, al di là dell’«epoca della decadenza», alla grande linea di sviluppo della cultura umanistica.


emico

Écrits de Moscou   images (1)

Questa raccolta francese di scritti del periodo sovietico contengono alcuni saggi non pubblicati in italiano.

La période pendant laquelle Lukács vécut à Moscou comme émigré antifasciste est certainement l’une des époques les plus fécondes, et paradoxalement, la moins connue de sa vie et de son histoire.
Les textes contenus dans «Écrits de Moscou» publiés pour la première fois dans le monde, constituent à la fois un témoignage passionnant de son intervention dans la vie littéraire soviétique et un contrepoint théorique et polémique à toute son activité plus connue dans le champ de la littérature allemande.
Claude Prévost, dans l’importante étude qu’il a écrite pour ce volume, après avoir livré quelques points de repère quant à la biographie de Lukács. nous donne à lire les textes de hegel où Lukács a puisé la source de son inspiration.
S’appuyant sur l’œuvre d’Engels, et plus particulièrement la lettre d’Engels à Miss Harkness sur Balzac qu’on trouvera en annexe de ce volume, Lukács montre combien la victoire du réalisme exige de l’écrivain qu’il pénètre lucidement le fétichisme capitaliste, et iI oppose les écrivains «progressistes» qui cherchent le particulier dans le général, modelant la réalité au rythme de leur idéologie, aux écrivains de type shakespearien qui cherchent le général dans le particulier, faisant taire leur préférence subjective et respectant la réalité.


ico

Esistenzialismo o marxismo?  images (1)

Questa traduzione italiana riproduce l’edizione del 1947 di Existentialisme ou Marxisme?, titolo con cui apparve per la prima volta in assoluto quest’opera di Lukács. La traduzione è apparsa solo nel 1995 grazie all’editore Acquaviva. Rispetto all’edizione francese del 1961, essa non riporta la nota dell’autore per la seconda edizione.
Grazie a Marco Riformetti e Antiper.org.


eomico

Existentialisme ou Marxisme?  images (1)

Seconda edizione francese 1961.

aa


luk

Il romanzo storico   images (1)

Il romanzo storico ha una posizione per molti rispetti eccezionale nell’opera di György Lukács. Scritto nel periodo del soggiorno in Urss (1933-45) e piú precisamente negli anni 1936-37, questo libro fu l’unica opera importante di Lukács, composta in quel fecondo decennio, che, pubblicata subito in russo (dapprima a puntate nella rivista «Literaturnyi Kritik» nel 1937-38), si inserì nel vivo di un dibattito in corso nell’Unione Sovietica. Nel 1935 era uscito il nono volume della Literaturnaja enciklopedija che conteneva una lunga voce «romanzo» divisa in due parti, la seconda delle quali (che portava il sottotitolo Il romanzo come epopea borghese) era dovuta a Lukács. Questo articolo era stato a sua volta preparato da una relazione tenuta da Lukács alla sezione letteraria dell’Istituto di filosofia dell’Accademia comunista, relazione cui segui un’ampia discussione.


scre

Scritti sul realismo  images (1)

Questo primo volume raccoglie le edizione italiane di opere apparse precedentemente, avente come filo conduttore il concetto di realismo. Il secondo volume invece, che avrebbe dovuto verosimilmente riunire i Saggi sul realismo e Il romanzo storico, non è mai apparso. Le opere comprese nel primo volume sono:

Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento a oggi

Questa Breve storia della letteratura tedesca dal Settecento ad oggi scritta nell’inverno del 1944-45, è una chiara analisi delle correnti e delle personalità di maggior rilievo che hanno animato la cultura tedesca degli ultimi due secoli. Lukács intende valutare, al di là dei limiti della pura storia letteraria e alla luce della dialettica fra progresso e reazione, il cammino percorso dalla Germania nel passato, e, insieme, le linee portanti nello sviluppo dello spirito tedesco. Nell’economia e nella politica dell’imperialismo germanico, Lukács individua le basi sociali, le cause efficienti delle tendenze e dei fenomeni letterari da lui presi in esame.

Goethe e il suo tempo

Scritti da György Lukács nel 1940, nel momento più oscuro della nostra storia, questi “Studi sul Faust” spiccano oggi come una delle migliori introduzioni al capolavoro goethiano e come uno dei saggi del filosofo ungherese che meglio hanno retto lusura del tempo. Goethe non è soltanto per Lukács il genio che meglio sintetizza il momento più splendido della letteratura borghese nella sua fase ascendente, nella sua contrapposizione vittoriosa alla visione del mondo della feudalità al tramonto; è anche e soprattutto un poeta al quale lo avvicina unempatia profonda, che gli consente di superare le angustie di uninterpretazione a tratti ideologica, che pesa su molte delle sue analisi della letteratura contemporanea. Gli “Studi sul Faust” e gli altri saggi sulletà goethiana poi raccolti in “Goethe e il suo tempo” consentono a Lukács di contrapporre alla barbarie del nazismo la voce più umana, più illuminata, più europea in cui si sia mai incarnato il magistero della lingua tedesca. Lapplicazione intelligente delle categorie interpretative ricavate dalle opere giovanili di Marx, lungi dallessere una gabbia ideologica che irrigidisce linterpretazione, si trasforma in una leva potente, che permette a Lukács di mettere in luce un elemento fondamentale della visione di Goethe: la perfetta convergenza della “magia” di Mefistofele con il “magico” potere del denaro che, nella nascente società del capitalismo industriale, si appropria delle forze essenziali delluomo e le sfrutta a proprio vantaggio.

Realisti tedeschi dellOttocento

Il volume Realisti tedeschi dell’Ottocento riprende saggi pubblicati sulla «Internationale Literatur» tra il ’37 e il ’40, salvo quello su Fontane, apparso in «Sinn und Form» nel ’51. Nello stesso anno apparve la raccolta completa presso l’Aufbau Verlag, con il titolo Deutsche Realisten des 19. Jahrhunderts.

Thomas Mann

In questi tre saggi, raccolti in volume dall’autore, il filosofo marxista György Lukács (1885-1971) ci ha lasciato la sua interpretazione di Thomas Mann, da lui considerato “lultima grande espressione del realismo critico borghese”. Il primo – una conferenza pronunciata per celebrare i settantanni dello scrittore – è una lettura complessiva del “work in progress” manniano. Nel secondo, scritto nel 1948, Lukács interpreta il Doctor Faustus, come “la tragedia tipica dellarte e della spiritualità borghese moderna”, e come il percorso esemplare di un intellettuale tedesco negli anni che precedono lavvento del nazismo. Il terzo raccoglie i fili del lungo confronto di Lukács con l’opera di Mann.

Il significato attuale del realismo critico

Il significato attuale del realismo critico [Die Gegenwartsbedeutung des kritischen Realismus] apparve per la prima volta in italiano, nella traduzione di Renato Solmi (Einaudi, Torino 1957), condotta direttamente sul dattiloscritto; dopo il 56 Lukács era stato infatti messo al bando nei paesi socialisti. Lanno seguente usciva anche loriginale tedesco, ma presso una casa editrice occidentale, con il titolo, scelto dalleditore, Wider den missverstandenen Realismus (Contro il fraintendimento del realismo), Claassen, Hamburg 1958.


lsico

La letteratura sovietica  images (1)

Non occorre presentare al lettore italiano un critico e teorico della letteratura come György Lukács sia per il suo grande peso nella vita letteraria, con temporanea (non a caso Thomas Mann lo ha definito «il più importante critico dei nostri giorni») sia perché di lui sono già noti alcuni lavori fondamentali da Goethe e il suo tempo al recente Thomas Mann, da Il marxismo e la critica letteraria ai Saggi sul realismo, che costituiscono la premessa diretta degli studi, raccolti nel presente volume, sul realismo socialista. Con questi saggi Lukács affronta alcuni temi essenziali della narrativa sovietica, senza pretendere tuttavia di esaurire la complessa problematica che caratterizza l’evoluzione teorica e storica del realismo socialista o di delineare un profilo sia pur sommario delle tendenze, delle discussioni, delle battaglie ideali che hanno contrassegnalo la storia della letteratura sovietica. Pure, il suo volume ha una sua intima organicità e rappresenta un concreto avvio a un’analisi più approfondita e scientificamente motivata della letteratura socialista, giacche dall’esame rigoroso, e talvolta minuto, condotto intorno ad alcuni dei romanzi più significativi da un angolo visuale estetico o storico (dal Placido Don a Terra dissodata al Poema pedagogico alla Strada di Volokolamsk alla Disfatta), risultano con vigorosa evidenza i nuovi contenuti storici e morali della realtà socialista, le crisi spirituali e le prospettive degli uomini nuovi educati in quella società e scaturiscono altresì i nessi formali e stilistici che esprimono con maggiore o minore fedeltà e profondità l’itinerario percorso dal popolo sovietico dopo la rivoluzione di ottobre. In tal modo il lettore può accedere, come afferma Lukács, al nuovo contenuto della letteratura socialista e, traverso la mediazione del contenuto, alla sua nuova forma. (dal risvolto di copertina)


ico

The meaning of contemporary realism  images (1)

Presentiamo qui l’edizione inglese di “Il significato attuale del realismo critico” perché contiene alcune pagine (83-89) non presenti nelle edizioni italiana, francese e tedesca.

In this fascinating study the Hungarian philosopher and literary critic examines what he considers the three main trends in modern literature. First, he discusses the ‘literature of the avant-garde’ – experimental Modernism from Kafka, Joyce and Musil to Beckett and Faulkner. He criticises Modernism for its subjectivism, its ‘static’ view of the human condition, its dissolution of ‘character’, its obsession with pathological states, and its lack of a sense of history. According to Lukács, the ‘literature of the avant-garde’ has been the typical literature of Western capitalist society over the past fifty years. Its counterpart in Communist Eastern Europe, often equally narrow and dogmatic, though in Lukács’ view more promising in the long run, is so-called ‘socialist realism’. The main fault Lukács sees in socialist realist writers is that they over-simplify the problem of realism in literature by failing to see the contradictions in the everyday life of actual society. Their view of history – Utopia is already with us – is no less ‘static’ than that of Western avant-gardists. Contrasted with these two systems of artistic dogmatism stands, in Lukács’ view ‘critical realism’. The critical realists, represented at their best by Thomas Mann, Conrad and Shaw, are the true heirs to the great European realists of the nineteenth century – Balzac, Stendhal and Tolstoy. In their work the social changes that characterise our era are most truly reflected, character is not sacrificed to artistic pattern, the human condition is understood dynamically, in a historical context, the pathological aspects of modern life are placed in a ‘critical’ perspective. Thus, ‘critical realism’ is not only the link with the great literature of the past, but is also the literature that points into the future.


GiovaneHgel_0001

Il giovane Hegel e i problemi della società capitalistica  images (1) vol. 1  –  vol. 2

Il giovane Hegel e i problemi della società capitalistica, scritto da Lukács nel corso degli anni ‘30, ma pubblicato solo do­po il 1945, è insieme alla Distruzione della ragione, nel cam­po della storia della filosofia, l’opera fondamentale del Lu­kács marxista. Se la Distruzione della ragione era opera essenzialmente po­lemica e distruttiva, Il giovane Hegel rappresenta invece, nel­la critica filosofica di Lukács , il momento della conservazione o del ricupero delle tradizioni progressive del pensiero bor­ghese, che hanno raggiunto, nell’opera di Hegel, la loro espressione più ampia e più completa. Il suo interesse è quin­di duplice: nei confronti della concezione di Hegel, che esce profondamente rinnovata dall’indagine e dall’interpretazio­ne di Lukács, e nei confronti del marxismo stesso, del pen­siero moderno e dei suoi orientamenti, per cui la questione del «rapporto con Hegel» e di decisiva, fondamentale im­portanza. Per quanto riguarda il primo aspetto, il libro è un’introdu­zione indispensabile alla conoscenza e alla «lettura» di He­gel. Pur essendo dedicato solo alla formazione del pensiero del filosofo e arrestandosi all’esame della prima grande ope­ra, la Fenomenologia dello spirito, esso getta una luce nuova sull’intera filosofia hegeliana, sulle sue radici e sul suo signifi­cato storico.


gmico

Il giovane Marx  images (1)

Pubblicato nel 1954 nel contesto di una ampia e assai polemica discussione tra filosofi, questo breve saggio ci offre la chiave per rileggere la celebre introduzione autocritica che Lukács premise nel 1967 alla riedizione della sua opera giovanile Storia e coscienza di classe. È dunque un prezioso strumento per la ricostruzione della storia interna del pensiero lukacsiano, ma, al tempo stesso, una presa di posizione sul «giovane Marx» nel tentativo di liberare la tematica dell’alienazione dalle allora assai diffuse deformazioni spiritualistico-fenomenologiche e per ricuperarla quale componente fondamentale e costitutiva dell’opera di Marx. Questa ricostruzione dell’evoluzione filosofica del giovane Marx è, come è già stato notato, un profilo equilibrato e analitico di biografia intellettuale, nel quale si delinea chiaramente l’interpretazione dell’hegelismo e di Marx propria dell’autore, e insieme un’ipotesi di interpretazione unitaria della sua opera fondata sulla essenzialità, all’interno di questa, della tematica dell’alienazione.


prolegomeni

Prolegomeni a un’estetica marxista   images (1)

L’opera in cui Lukács analizza quella che egli considera la categoria centrale del rispecchiamento estetico, la particolarità, la quale si differenzia dalla singolarità e dall’universalità.

a

a

a


marxismo_e_politica

Marxismo e politica culturale   images (1) epubico

Questa scelta di scritti politici e politico-culturali di György Lukács documenta la continuità delle posizioni del pensatore ungherese nel periodo staliniano e poststaliniano. Il nesso tra teoria e prassi è fondamentale per ogni marxista, e nessuno l’ha teorizzato meglio di Lukács fin dai tempi di Storia e coscienza di classe. Se per lunghi periodi egli ha dovuto ripiegare sulla pura teoria, questi scritti dimostrano come non abbia mai perso di vista il riferimento alla prassi, per ritornare all’intervento diretto ogni qual volta lo ritenesse possibile e utile. Essi costituiscono un’integrazione indispensabile alle opere filosofiche e critiche per chiunque voglia avere un’idea più compiuta della personalità e dell’attività dell’autore; e nello stesso tempo rappresentano dei contributi validissimi all’analisi marxista dei problemi contemporanei.


lukacs_solz

Solzhenitsyn images (1)

Pubblichiamo la versione inglese del libro di L. su Solzhenitsyn, che contiene un saggio (il secondo), a quanto ci risulta mai tradotto in italiano e che contiene degli elementi interpretativi nuovi del romanzo non solo dell’autore russo, ma anche del Novecento.

Georg Lukac’s most recent work of literary criticism, on the Nobel Prize winner Alexander Solzhenitsyn, hails the Russian author as a major force in redirecting socialist realism toward the level it once occupied in the 1920s when Soviet writers portrayed the turbulent transition to socialist society.In the first essay Lukacs compares the novella One Day in the Life of Ivan Denisovich to short pieces by “bourgeois” writers Conrad and Hemingway and explains the nature of Solzhenitsyn’s criticism of the Stalinist period implied in the situation, characters, and their interaction. He also briefly describes Matriona’s House, An Incident at the Kretchetovka Station, and For the Good of the Cause — stories that depict various aspects of life in Stalinist Russia.In the second, longer section, Lukacs greets Solzhenitsyn’s novels The First Circle and Cancer Ward, which were published outside Russia, as representing “a new high point in contemporary world literature.” These books mark Solzhenitsyn as heir to the best tendencies in postrevolutionary socialist realism and to the literary tradition of Tolstoy and Dostoevsky. Moreover, from the point of view of the development of the novel, Lukacs finds the Russian author to be a successful exponent of innovative methods originating in Thomas Mann’s The Magic Mountain.The central problem of contemporary socialist realism is a predominant theme in the book: how to come to critical terms with the legacy of Stalin. The enthusiasm with which Lukacs acclaims Solzhenitsyn will not surprise those who have followed his persistent refusal to endorse the so-called socialist realist writers of the Stalinist era. He outlines the aspects of Solzhenitsyn’s creative method that allows him to cross the ideological boudaries of the Stalinist tradition, yet he finds a basic pessimism in Solzhenitsyn’s work that makes him a “plebeian” rather than a socialist writer.Of Ivan Denisovich and the future of socialist realist literature, Lukacs urges: “If socialist writers were to reflect upon their task, if they were again to feel an artistic responsibiliity towards the great problems of the present, powerful forces could be unleashed leading in the direction of relevant socialist literature. In this process of transformation and renewal, which signifies an abrupt departure from the socialist realism of the Stalin era, the role of landmark on the road to the future falls to Solzhenitsyn’s story.”


estetica 1

Estetica  images (1)

vol. 1  –  vol. 2

Partendo dalla teoria del rispecchiamento, che per Lukács è costitutiva del materialismo dialettico, egli intende per peculiarità del fatto estetico il modo particolare con cui l’arte rispecchia la realtà. Occorre quindi anzitutto definire le caratteristiche del pensiero che riflette l’esperienza della vita quotidiana e da cui lentamente si differenziano da una parte il pensiero scientifico, dall’altra il rispecchiamento artistico. Questo viene colto nella sua genesi dal mondo della magia e seguito e analizzato nelle forme della sua piena consapevolezza. Una volta definite le peculiarità oggettive della mimesi artistica, Lukács passa ad esaminare il modo in cui esse si manifestano nel soggetto, differenziando l’esperienza artistica dalle altre, e per questo si serve di indagini psicologiche derivanti (con notevoli modifiche) dalla psicologia pavloviana. La teoria della mimesi estetica abbisogna a questo punto di un approfondimento per quanto concerne quei casi limite – musica, architettura, ecc. – cui essa a prima vista non sembra potersi applicare. L’opera si conclude con un capitolo sulla funzione emancipatrice dell’arte. La sua autonomia, il suo «essere per sé» – in cui si assommano le sue differenze con le altre forme di rispecchiamento – implicano il riconoscimento del mondano e la negazione della trascendenza. Perciò l’alternativa simbolo-allegoria non è una scelta indifferente tra diversi strumenti espressivi, ma è quella tra l’accettazione o il rifiuto di questa funzione immanentistica dell’arte, per cui essa contribuisce a liberare l’uomo dalla religione, additando sulla terra quella possibilità di una vita piena che la religione situa soltanto nell’aldilà.

(si ringrazia Mauritius in libris)


artesoc

Arte e società

I saggi qui raccolti comprendono cinquantanni dell’evoluzione del pensiero di György Lukács: i primi scritti, tratti dalla Storia dello sviluppo del dramma moderno, sono del 1908-1911, mentre il manoscritto dell’Estetica è stato consegnato in tipografia nel 1960. Il processo semisecolare che si riflette in questo volume non riguarda però soltanto la persona dell’autore — anche se qui abbiamo a che fare anzitutto con l’esposizione diretta del suo pensiero — ma riguarda anche l’ambiente storico-sociale in cui esso si è prodotto. Questo sviluppo individuale del pensiero di Lukács, in sostanza, può essere realmente compreso solo spiegando in che modo le singole idee sono sorte, attraverso quali lotte contro quali correnti, mediante la prosecuzione o la negazione di determinate correnti. È ciò che Lukács fa nella prefazione scritta nel 1967 a questa raccolta, prefazione che rappresenta cosi un eccezionale excursus di storia delle idee e insieme un vero e proprio «esame di coscienza» estetico del grande filosofo ungherese.


onto

 

Ontologia dell’essere sociale  images (1)

vol. 1  –  vol. 2  –  vol. 3

Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale, una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. “Ontologia dell’essere sociale” è l’opera sistematica cui Lukács attese negli ultimi anni della sua vita. Ritornano in quest’amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali – la mediazione, la dialettica, la totalità; l’individuo e la società; il lavoro e l’alienazione; la struttura e la sovrastruttura – che sono sempre stati al centro della riflessione lukacsiana. L’ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare, come dice lo stesso titolo dell’opera, un’ontologia, ossia un’indagine sulle strutture costitutive della realtà: un’indagine in grado, tra l’altro, di fungere da supporto teorico a quel sistema di etica che è stato uno degli obiettivi di fondo dell’ultimo Lukács. Per un verso tale indagine ontologica appare a Lukács carente nel pensiero dei classici del marxismo, impegnati in altre imprese intellettuali; per un altro verso egli ritiene che una riflessione di questo genere sia necessaria e possibile in rapporto alla situazione speculativa del nostro presente. Necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale, all’individualismo astorico, al relativismo tendenzialmente nichilistico, alla sottovalutazione dell’uomo e della sua attività creatrice.

(si ringrazia Baruhk)


luk32

Prolegomeni all’ontologia dell’essere sociale  images (1)

Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale, una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. “Ontologia dell’essere sociale” è l’opera sistematica cui Lukács attese negli ultimi anni della sua vita. Ritornano in quest’amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali – la mediazione, la dialettica, la totalità; l’individuo e la società; il lavoro e l’alienazione; la struttura e la sovrastruttura – che sono sempre stati al centro della riflessione lukacsiana. L’ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare, come dice lo stesso titolo dell’opera, un’ontologia, ossia un’indagine sulle strutture costitutive della realtà: un’indagine in grado, tra l’altro, di fungere da supporto teorico a quel sistema di etica che è stato uno degli obiettivi di fondo dell’ultimo Lukács. Per un verso tale indagine ontologica appare a Lukács carente nel pensiero dei classici del marxismo, impegnati in altre imprese intellettuali; per un altro verso egli ritiene che una riflessione di questo genere sia necessaria e possibile in rapporto alla situazione speculativa del nostro presente. Necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale, all’individualismo astorico, al relativismo tendenzialmente nichilistico, alla sottovalutazione dell’uomo e della sua attività creatrice.


La_distruzione

 

La distruzione della ragione  images (1) vol. 1   –  vol. 2

Il Lukács della maturità, in particolare quello legato all’esperienza de La distruzione della ragione, è stato di fatto dimenticato se non addirittura rimosso. L’assunzione di un modello di storia hegelianeggiante e di razionalità ‘forte’ in controtendenza con le prese di posizione giovanili, quando Lukács si trova a difendere con estremo rigore una forma radicale di “etica della convinzione”, in polemica contro coloro che vogliono sovrapporre ad essa una ‘mitica’ dimensione storica che non risolverebbe nessuno dei problemi che si pongono alla coscienza individuale, è stata drasticamente e in maniera semplificatoria liquidata come una comprensione acritica dello status quo. La rilettura dell’irrazionalismo filosofico, pur nel suo estremismo e nei suoi limiti, rimane tuttora una denuncia imprescindibile in un momento storico in cui la voce della filosofia sembra essere assente dal dibattito sulla contemporaneità. La distruzione della ragione continua ad essere un’opera di straordinaria attualità per la coerenza rivendicata sulla commensurabilità compiuta tra opzioni teoriche e comportamenti pratico-politici, una coerenza, purtroppo, oggi troppo spesso disattesa.


lukcop_00021

L’uomo e la rivoluzione  images (1)

Le basi ontologiche del pensiero e dell’attività umana (1968)
Su Lenin e il contenuto attuale del concetto di rivoluzione (Intervista del 1969)
Lenin. Unità e coerenza del suo pensiero (1924)

(versione corretta 09/14)

I primi due testi di György Lukács qui pubblicati appartengono all’ultimo periodo di attività del filosofo ungherese. La conferenza sulle Basi ontologiche del pensiero e dell’attività dell’uomo fu redatta nei primi mesi del 1968 e doveva essere letta al congresso mondiale di filosofia che si sarebbe tenuto a Vienna nel settembre di quell’anno. Tuttavia, non avendo poi Lukács partecipato a quel congresso, il testo della conferenza fu reso pubblico nel 1969 sia in traduzione ungherese, sia nella stesura originale tedesca. Quanto al contenuto, la conferenza si fonda sulla cosiddetta «grande» Ontologia, il cui manoscritto era allora praticamente già terminato. L’intervista televisiva su Lenin fu concessa al regista Andràs Kovàcs nell’ottobre 1969. Nata da una precedente idea di «girare» un reportage sulla vita di Lukács, a cui quest’ultimo si era rifiutato per non dover apparire sugli schermi televisivi «come una star», l’intervista venne accettata da Lukács quando assunse la forma di un intervento sulla figura di Lenin e sul contenuto attuale del concetto di rivoluzione. La registrazione venne eseguita il 2 ottobre 1969 nella casa di riposo di Jàvorkurt e durò due ore e mezzo. Il terzo testo (Lenin. Unità e coerenza nel suo pensiero) è stato scritto da Lukács nel 1924, poco dopo la morte di Lenin, e fu pubblicato in italiano più di mezzo secolo dopo, con una importante postilla dello stesso autore, ed è ancor oggi molto utile ad interpretare problematicamente tanto il rivoluzionario russo, quanto il filosofo ungherese.


LSICO

Lettere sullo stalinismo   images (1)

La data di questo carteggio è il decennio sessanta: al principio ci sono Chruščëv da un lato e Kennedy dall’altro, ma si sta rapidamente andando verso la crisi della «coesistenza pacifica» proclamata con grandi speranze pochi anni prima, nel febbraio 1956 al XX Congresso del Pcus, contestualmente alla denuncia dei crimini di Stalin (e, utile ricordarlo qui, subito contraddetta dalla repressione violenta del gesto ungherese di indipendenza nel novembre di quello stesso anno). Il 1961 è l’anno dell’innalzamento del Muro di Berlino, mentre il 1962 è quello in cui si arriva a un passo dalla guerra atomica, con la cosiddetta «crisi dei missili», e comincia l’intervento militare americano nel Viet Nam. Poco dopo (1963) nel campo socialista si consuma la rottura definitiva fra Urss e Cina popolare, mentre in occidente va prendendo sempre più piede quel movimento culturale, giovanile e studentesco, che andrà sotto l’etichetta complessiva di «sessantotto», colorando di sé tutti gli anni settanta.


ico

Scritti di sociologia della letteratura  images (1)

Questa raccolta di scritti di György Lukács  comprende i te­sti più significativi, in alcuni casi di difficile reperimento, dedicati dall’autore ai rapporti tra la letteratura e il processo economico-so­ciale. Tale tematica non rappresenta solo il punto di partenza dell’attività intellettuale del filosofo ungherese, ma anche un fi­lone fondamentale della sua ricerca. Dai primi scritti, fortemente influenzati dal pensiero decadente europeo, fino alla matura rifles­sione marxista, le pagine dedicate all’estetica e alla critica lette­raria rispecchiano sempre le complessive posizioni dell’autore di fronte ai problemi politici e ideologici contemporanei. Questo spiega, da un lato, l’originalità dell’interpretazione lukacsiana del realismo e l’acutezza di saggi come quelli dedicati a Goethe, Balzac o Sciolochov e, dall’altro, l’interesse con cui le opere del filosofo ungherese sono state accolte e dibattute anche in ambito non letterario. La presente antologia, nell’offrire accanto agli scritti di maggiore impegno teorico anche quelli di diretto interven­to nel dibattito letterario, costituisce uno strumento di notevole utilità tanto per chi è strettamente interessato ai problemi estetici, quanto per chi voglia affrontare la storia del rapporto tra marxi­smo e cultura.

I saggi inediti non presenti altrove sono: Riflessioni per una estetica del cinema, Letteratura di tendenza o letteratura di partito?, Reportage o rappresentazione?, Di necessità, virtù, I romanzi di Willi Bredel, Sull’ideologia degli intellettuali tedeschi nel periodo imperialistico (prima paragrafo di un saggio più ampio)


books

La democrazia della vita quotidiana  images (1)

Scritte nel 1968 e rimaste per molti anni inedite, queste riflessioni di Lukács sulla questione della democrazia costituiscono il vero e proprio testamento politico del filosofo, che si misura in esse con la crisi del “socialismo realizzato” di stampo sovietico e con le contraddizioni del sistema capitalistico occidentale, delineando un nuovo concetto di democrazia capace di dar forma all’intera società. Per Lukács la parola democrazia non denota solo, come nella cultura politica corrente, un complesso di istituzioni e di pratiche intese a garantire il potere d’intervento dei cittadini nelle questioni politiche. Per il pensatore ungherese democrazia è invece il nome che assume il rapporto attivo del singolo con l’intera società in cui vive, considerata in tutte le sue dimensioni. La democrazia è la “concreta forza ordinativa politica di quella particolare formazione economica sul cui terreno essa nasce, opera, diviene problematica e scompare”.


convico

Conversazioni con Lukács   images (1)

Le conversazioni si sono svolte nel 1966, vale a dire nel pieno della elaborazione e della preparazione dell’ultima sua opera sistematica, l’Ontologia dell’essere sociale. Dopo l’Estetica, apparsa nel 1963, l’impegno del filosofo marxista era teso a realizzare il progetto giovanile di una grande Etica. Ma in un contesto affatto diverso, nella sua persona, nell’evoluzione del suo pensiero e nel mondo circostante. L’Ontologia doveva costituire il passaggio, la premessa necessaria per un’etica senza fondamenti ultimi, facendo tesoro degli sviluppi filosofici dall’antichità al tempo di Lukács, soprattutto attraverso i decisivi apporti di Hegel e di Marx. Le acquisizioni dell’Estetica, nella quale l’arte era trattata, conformemente alla visione complessiva di Lukács, come parte di una totalità dell’interazione soggetto-oggetto, vengono richiamate spesso nelle conversazioni. L’opera sistematica conteneva già robuste anticipazioni a proposito delle basi ontologiche dell’attività umana. Questo retroterra acquisito permette a Lukács di spaziare, nella interlocuzione con studiosi del calibro di Abendroth, Holz e Kofler, dalla filosofia, alla politica, alla storia del capitalismo, del marxismo, del movimento operaio, del movimento socialista e comunista, alla cultura e alla vita quotidiana contemporanee. Questa sintesi ha il pregio della freschezza e della forza espressiva tipica di una conversazione. La trascrizione è stata naturalmente rivista dagli autori. Tuttavia rimane la vivacità del dialogo, del movimento del pensiero, delle improvvise illuminazioni che nel trattato o nello scritto, concepito come tale, necessariamente si perdono.


pvico

 

Pensiero vissuto. Autobiografia in forma di dialogo  images (1)

Quando György Lukács venne informato della gravità della sua malattia, si dette a lavorare intensamente per portare a termine, a ritmo accelerato, la revisione dell’Ontologia dell’essere sociale. Il rapido peggioramento dello stato di salute, tuttavia, gli impediva di compiere quel lavoro, per lui così importante, ad un livello che fosse all’altezza dei propri criteri di qualità. Decise quindi di buttar giù un abbozzo di autobiografia, in parte per il minore impegno teorico che tale attività comportava, in parte per rispondere a un desiderio della moglie defunta. Ma, una volta pronto l’abbozzo, fu evidente che egli non aveva più l’energia per elaborarlo in uno scritto esauriente. Perfino il puro atto manuale di scrivere era diventato qualcosa che sempre più andava oltre le sue forze. Poiché, però, non avrebbe tollerato di rimanere inattivo, seguì il consiglio degli allievi a lui vicini di parlare della sua vita in presenza di un registratore. Cosa che fece, pur con uno sforzo sempre più pesante, rispondendo alle domande di Erzsébet Vezér e mie sulla traccia del suo abbozzo autobiografico (Pensiero vissuto). Analoghe interviste erano già state registrate da noi anche in passato (anzitutto nel 1969).
Nel lavoro di sistemazione e di redazione del materiale, io mi sono proposto due obiettivi. In primo luogo, riprodurre senza tagli il contenuto delle interviste, cioè tutto quello che Lukács riteneva importante dire su se stesso e il proprio tempo. In secondo luogo, offrire un testo leggibile e coerente. Per questo ho introdotto nelle interviste, oltre alle consuete correzioni stilistiche, anche cambiamenti strutturali. (István Eörsi)


cpico

Cultura e potere  images (1)

In questa raccolta vengono riunite alcune tra le ultime interviste concesse da Lukács sugli argomenti più svariati, pur sempre legati all’attualità dell’epoca. Come sempre, nell’ultimo Lukács emerge l’impegno, vissuto con profonda serietà e convinzione, della riforma del marxismo e della necessità di avviare dei processi di democratizzazione della vita quotidiana, al di là dei residui stalinisti dell’organizzazione del potere e della cultura e del liberalismo occidentale. Queste pagine, ovviamente, non possono essere capite senza aver presente la sua ultima fatica filosofica, ovvero l’Ontologia dell’essere sociale, opera che ancora oggi, lì dove una realtà di trasformazione è lentamente messa in moto (America Latina), lontano da questo occidente in crisi economica e culturale, continua ad essere studiata con grande interesse.

Alcune di queste interviste furono pubblicate con altro titolo sulla New Left Review negli anni Settanta.


marcoeico

Il marxismo nella coesistenza  images (1)

Sono qui raccolte due ampie e importanti interviste, un articolo sull’Ottobre e la letteratura nel cinquantesimo della Rivoluzione sovietica, e una lettera ad una professoressa tedesca sui rapporti tra marxismo e cristianesimo.
Abbiamo voluto aggiungere, per la sua attualità e concretezza, anche il breve scritto sui rapporti tra marxismo e religione, che risale a pochi mesi fa. Il volumetto ha così una sua organicità abbastanza precisa. Ma ha soprattutto – ci pare – il pregio di darci nella sua immediatezza il suono di questa voce lenta e pacata che, dalla sua casa di Budapest, continua incessante, sempre al passo coi tempi, la battaglia iniziata cinquantanni fa, quando il giovane Lukács fu commissario all’istruzione nel governo rivoluzionario di Béla Kun.


ico

L’uomo e la democrazia  images (1)

Un’analisi dello stalinismo (scritta nel 1968 e rimasta inedita) che è la proposta di una teoria socialista non atrofizzata dal dilemma drogato: o Bernstein o Stalin. Il presente per Lukács  ha ormai due poli: l’uomo come specie (materialmente costituita sulla terra dal mercato mondiale e dalla potenza della tecnica) e l’uomo come persona (che esiste se e quando il singolo uomo vede nell’altro la specie). Questi due poli compongono un campo di realtà sociale la cui forma adeguata è la democrazia della vita quotidiana. Si configura così un orizzonte teorico-politico che pone l’autore oltre la cultura della Terza Internazionale.


COP

Colloquio. La ricerca sociologica e il marxismo  images (1)

Più che riscrivere frettolosamente il marxismo come sociologia, rischiando di snaturare l’uno e l’altra, in questi saggi, alcuni dei quali precedono di molti anni la contestazione studentesca e la Nuova Sinistra. vengono esaminati i rapporti fra la ricerca sociologica e i presupposti fondamentali del marxismo. Il risultato dell’esame si inserisce come un momento di rilievo nel quadro complessivo dei lavori dell’Autore: il carattere sinottico del marxismo, il suo insistere e tendere a una visione della realtà sociale cogliendone i nessi di reciproco condizionamento dialettico offrono alla ricerca sociologica i mezzi teorici per sfuggire al frammentalismo erratico e gratuito, preludio alla sua cattura da parte degli interessi economici dominanti. La ricerca, d’altra parte, fornisce all’impostazione marxistica, altrimenti scarsamente verificabile. gli indispensabili punti d’appoggio per una conferma o una falsificazione empirica delle ipotesi di lavoro  al livello macro-sociologico nelle situazioni.


La responsabilità sociale del filosofo

La responsabilità sociale del filosofo epubico

“La responsabilità sociale del filosofo” è un abbozzo dell’etica che Lukács non arrivò mai a scrivere. Questo saggio fu pubblicato per la prima volta dopo la morte del filosofo, e non si ha completa certezza riguardo al momento in cui fu composto, probabilmente dovrebbe essere datato agli anni Cinquanta. Non esiste un’etica marxista e Lukács continua ad essere l’unico filosofo di orientamento marxista che abbia tentato una definizione di questa sfera del pensiero umano. L’etica marxista dovrebbe prestare maggiore attenzione al punto di vista hegeliano, e comprendere che, quando l’uomo agisce, necessariamente abbandona l’ambito dell’etica ed entra in quello della vita quotidiana. Engels fu anche il primo a formulare il problema della responsabilità storico-sociale, sostenendo che l’uomo agisce a partire dalle proprie condizioni sociali. Ogni comportamento etico è soggettivo, nella misura in cui parte dalle convinzioni e intenzioni dell’autore e delle circostanze sotto le quali costui agisce. Solo successivamente questa azione entra in relazione con altri esseri umani, o con altre azioni soggettive di altri esseri umani, e arriva a costituire una universalità.

 


Lukács parla. Interviste (1963-1970)images (1)

In questo volume sono riunite dieci delle numerosissime interviste che Lukács concesse negli ultimi anni della sua vita. Si va dal dicembre 1963 fino a poche settimane prima della sua morte, nel giugno 1971. Gli argomenti si ripetono, come è naturale che avvenga, in quanto le interviste sono concesse sempre a interlocutori diversi, ma anche quando ci sono queste ripetizioni, il lettore si renderà conto che la seconda o terza volta che Lukács tratta di un argomento lo fa in una forma nuova, più approfonditamente, più dettagliatamente, il che denota il fatto che abbia riflettuto sul tema, lo abbia ridefinito, lo abbia considerato da una prospettiva ogni volta diversa. Sono quasi tutte della stessa dimensione, con un’unica eccezione, la lunga intervista concessa al suo allievo Ferenc Fehér e indirizzata ai soli membri del Comitato Centrale del Partito Operaio Socialista Ungherese. Si tratta, quindi, di un’intervista molto particolare, innanzitutto perché la traduzione italiana è la prima traduzione di questa intervista, poi perché il tono di Lukács è molto polemico verso i suoi futuri lettori: è sicuro di non convincerli, ma vuole dirgli, con la sua consueta chiarezza, cosa pensa della situazione del partito, dell’Ungheria, dell’Urss, del mondo, senza aspettarsi consenso.


L’anima e l’azione. Scritti su cinema e teatro

La prima antologia in italiano degli scritti di György Lukács sullo spettacolo riunisce le pagine più importanti della riflessione del filosofo ungherese su alcuni dei nodi cruciali delle estetiche novecentesche: la crisi del dramma, la separazione tra forme teatrali e drammaturgiche, la nascita della regia, l’emergere delle esperienze postdrammatiche, l’origine e l’ontologia del cinema. Scritti nel corso di più di mezzo secolo, i testi di Lukács ripercorrono criticamente l’evoluzione dei cinema e del teatro nel passaggio dal classico al moderno, dalle rivoluzioni delle avanguardie storiche a quelle delle neoavanguardie. Messa da parte ogni lettura ideologica, attraverso un percorso di storicizzazione e riattualizzazione, il volume offre al lettore uno strumento indispensabile di comprensione del presente, riscoprendo la straordinaria, e per certi versi sorprendente, modernità del pensiero di Lukács.


Letteratura e democrazia.
Il “Dibattito Lukács” (1946-1949) e altri saggi
(in lavorazione)

A cura di Antonino Infranca

Il lettore italiano ha finalmente a disposizione gran parte del materiale del famoso “Dibattito Lukács” che, nel 1949, causò l’abbandono, da parte di lukács, della vita politica ungherese. Il filosofo ungherese si dedicherà ai suoi studi di estetica e di filosofia, ritornando in politica per pochi giorni, nel 1956. La presente raccolta di saggi ricostruisce quegli anni cruciali dal 1946 al 1948 in cui la speranza di costruire una vera democrazia socialista spinse lukács a partecipare attivamente alla vita politica del suo paese. Una parte del suo autentico pensiero politico è contenuta proprio nei saggi di quel periodo. L’attacco feroce dei leader del regime stalinista ungherese fu scatenato dall’intervento di Fadeev, uno degli ideologi del dogmatismo staliniano, nel dibattito letterario ungherese. I temi usati dagli stalinisti riecheggiano le direttive letterarie ed estetiche dettate dai nazisti e che Lukács aveva già denunciato nel suo saggio “La poesia bandita” del 1942. Lukács dovette difendersi, per il resto della sua vita, dalle accuse di privilegiare il realismo borghese da parte degli stalinisti e di considerare soltanto il realismo socialista da parte degli intellettuali occidentali. Quel dibattito, iniziato nel 1949, continua tuttora, a 50 anni dalla sua morte, a caratterizzare uno dei filosofi più importanti e controversi del ventesimo secolo.


Dialettica e irrazionalismo.
Saggi 1932-1970
(anteprima)

A cura di Antonino Infranca

I nove saggi che compongono questo volume coprono un arco temporale di quasi quaranta anni, ma presentano una costante stabilità di temi che è data dalla contrapposizione tra dialettica e irrazionalismo. Si tratta di due tematiche ampiamente affrontate da lukács nell’intero corso del suo sviluppo intellettuale, ma che a partire dagli anni trenta fino alla sua morte – che è l’arco temporale di questa raccolta di saggi – assume sempre più una determinazione politica ed etica. Non si tratta più di una contrapposizione tra dialettica e irrazionalismo che riguarda un’estraneità al proprio mondo, come fu per il periodo giovanile di Lukács, oppure una contrapposizione in cui la dialettica superava imperiosamente l’irrazionalismo, come nei primi tempi della sua adesione al movimento comunista. Adesso con il comparire del fenomeno inquietante del fascismo, Lukács si rende conto che la contrapposizione teorica ha assunto l’aspetto di una battaglia politica ed etica. Sono in gioco i destini dell’umanità e non più una scelta personale e individuale, oppure un momento di ripensamento di un’esperienza rivoluzionaria sconfitta dalla reazione. Adesso la lotta ideologica e politica è ricominciata e il valore di tale lotta è molto più alto, perché non si tratta di ripensare una rivoluzione, ma di salvare l’umanità.


Lettere agli italiani (in lavorazione)

L’Italia è sempre stata al centro dell’interesse personale di Lukács, fino al punto che poco prima di morire ebbe a scrivere: «Ho sempre preferito l’Italia alla Germania per la vita quotidiana». Si possono comprendere facilmente le ragioni di tale preferenza (clima, cibo, bellezze artistiche e naturali). Rimase, però, per tutta la vita l’ostacolo della comprensione della lingua: nonostante Lukács abbia vissuto un anno a Firenze tra il 1911 e il 1912 non imparò mai l’italiano. La conoscenza della nostra cultura e dei suoi intellettuali avvenne, quindi, sempre attraverso il filtro del tedesco, la lingua che usava per la sua produzione culturale. Non si può, quindi, affermare che conoscesse molto profondamente la cultura italiana. Eppure, come scritto sopra, l’interesse verso l’Italia è sempre stato vivace e vissuto. In pratica, al di fuori del mondo mitteleuropeo e della Russia, Lukács viaggiò soltanto una volta in Francia, Svizzera e Scandinavia e molte più volte in Italia. La vivacità dell’interesse di Lukács verso l’Italia si può notare proprio nel carteggio con gli italiani. Ci sono continue richieste di informazioni sulla cultura italiana del passato e del presente o progetti di viaggi che si sono realizzati o sono rimasti solo intenzioni desiderate. A testimoniare questo interesse ci sono anche i saggi dedicati ad autori italiani – da Dante a Manzoni, da Croce a D’Annunzio – e la considerazione in cui teneva Gramsci, che purtroppo non conobbe personalmente, né mai lesse a causa del suddetto ostacolo della lingua e della scarsezza di traduzioni, al tempo della vita di Lukács, nelle lingue da lui conosciute: tedesco, ungherese, inglese e francese. Conobbe molto probabilmente Togliatti a Mosca e ne ebbe
sempre un giudizio positivo.
Considerò sempre con stima gli scrittori italiani a lui contemporanei, Calvino, Moravia e specialmente la Morante, di cui qui le lettere che le indirizzò. Incontrò Pasolini e insieme assistettero a “Il Vangelo secondo Matteo”.
Insomma sfruttò tutte le occasioni che gli presentarono nel corso della vita per approfondire il suo interesse verso l’Italia, ma si tenga conto che dal 1914 al 1945 i rapporti con l’Italia erano praticamente impossibili. Dopo la guerra, i rapporti tra Italia e Ungheria non erano stretti, ma ciò nonostante Lukács mantenne un suo personale rapporto con l’Italia e, in particolare, con il Partito Comunista Italiano, che considerò come una sorta di partner privilegiato nella sua produzione intellettuale. Il referente italiano di questo rapporto fu soprattutto Cesare Cases, la corrispondenza con il quale rappresenta la parte maggiore di questo libro.

Pubblicità

74 pensieri su “I testi

  1. Pingback: György Lukács. Opere ITA | Società Filosofica Italiana - Sezione di Sulmona "Giuseppe Capograssi"

  2. ciao! intanto grazie per questi stupendi testi di Lukacs. Ci sono possibilità di potere avere il secondo volume della ‘Distuzione della ragione’?

  3. Ci voleva! grazie! – però non riesco a visualizzare i pdf dell’Estetica, né quelli dell’Ontologia… qualche dritta?

  4. Introducendo il lavoro di Lukàcs su Dostoevskij si dice: “Figure di questa fenomenologia sono i “peccatori santi”, cioè coloro che nel peccato trovano una strada verso Dio, come Sonja nei Fratelli Karamazov o la Giuditta di Hebbel, “eretici” per amor di Dio…” Vorrei segnalare che il personaggio di Sonja è presente in “Delitto e castigo” e non nei “Fratelli Karamazov”.

  5. E’ possibile trovare il testo dell’articolo “L’ottobre e la letteratura” pubblicato da Lukàcs nella rivista Rinascita (27 ottobre 1967) ?

    • Intanto grazie per la segnalazione di un articolo che sconoscevo. Se mi capita di trovarlo, lo inserirò nel sito. Però mi piacerebbe capire se hai qualche altro indizio su questo articolo. Non vorrei si trattasse di parte di uno scritto più ampio contenuto altrove.

      • Ho trovato questa nota sulla pagina di Wikipedia dedicata a Elsa Morante:

        G. Lukács, L’ottobre e la letteratura, “Rinascita”, 27 ottobre 1967, 329-31

        Lo sto cercando ma non riesco a trovare nulla..
        Grazie per la disponibilità!

  6. Salve. Mi spiace dover fare di nuovo opera di puntigliosità, ma segnalo che in diversi punti de La distruzione della ragione, il primo volume, la scannerizzazione mostra delle pagine con parti in bianco, oppure quasi illeggibili, tipo da pagina 49 a pagina 83 del pdf.
    Sarà comunque mia premura segnalare altri problemi; oltre a ciò mi metto a disposizione per fornirvi la messa a punto, in formato testo, di L’anima e le forme e Teoria del romanzo. Oltre che degli altri vari testi che man mano porterò avanti.

    • Invece devo proprio ringraziarti! E’ proprio da rifare! Appena possibile, sarà in linea. E grazie anche per il tuo lavoro di trasformazione in testo, saranno utili a creare ebook e pagine html. Ciao

      • Puoi contattarmi tranquillamente all’indirizzo email fornito tra i dati al commento.
        Grazie ancora. ; -)

  7. mi sono appena iscritto e desidero ringraziarti per l’ottimo – e davvero imponente – lavoro svolto.

  8. Splendido e meritorio lavoro. Lukács è autore di tale ricchezza culturale da dover interessare qualunque lettore, di qualsivoglia orientamento. Grazie quindi per i molti testi messi qui a disposizione per la prima volta.

  9. ci sono tornato a fine giornata, dopo aver perlustrato il sito in lungo e in largo. Vorrei dare 2 micro-suggerimenti editoriali per migliorare (dal punto di vista estetico, non certo contenutistico) questa sezione: (1) so bene che trovo tutte le info bibliografiche nella rubrica “Traduzioni italiane”, però qui non sarebbe male ripeterle, magari in forma succinta, anche per far capire da quale edizione è tratto il pdf allegato (soprattutto, ma non solo, nel caso delle opere pubblicate più volte, magari da editori diversi e/o in traduzioni differenti). P.es.: Storia e coscienza di classe (Mondadori 1973 [1923]). (2) Quando si clicca sulla copertina, la si ottiene ingrandita; in alcuni casi il formato attuale è ai limiti della leggibilità (anche se meglio che niente), e qualche volta segnalo anche che non si apre (p.es. Dramma moderno 3, lo stesso Storia e c c o Il giovane Hegel). Saluti, e al prossimo commento!

    • Per accedere al pdf, devi cliccare sull’icona del simbolo pdf, non sulla copertina. Per Giovane Hegel clicca sui numeri che indicano il volume corrispondente. Per Storia e coscienza di classe devi cliccare sull’icona pdf, non sul titolo, altrimenti si apre una pagina con l’indice dell’opera (che sarebbe il secondo passo di questa pagina: accedere ai contenuti direttamente on line, per renderli indicizzabili, e meno dispendiosi in termini di kb; il terzo passo è la creazione di ebook, del resto alcuni esistono già, ma vorrei controllarli parola per parola prima di pubblicarli). In ogni caso io sono riuscito ad accedere al pdf di tutte le opere che mi hai segnalato, quindi non so se il problema fosse un altro. So che la Distruzione della ragione non è venuta granché bene ed è da rifare. Se dovessi riferirti ad altre opere, fammelo sapere. Comunque grazie di tutto.

  10. Non ho parole per descrivere questa straordinaria opportunita’ di accesso ai testi di Lukacs.Segnalo pero’che il secondo volume del giovane Hegel non si riesce ad aprire.Data la rilevanza del testo mi auguro si possa ovviare.

    • Ho sostituito il file con uno decisamente più leggero (il primo era di 200 mb!). Al più presto sostituisco anche il primo volume. Nel caso dovessi avere altri problemi, fammi sapere, per favore. Grazie per la segnalazione. Ciao.

  11. non mi ripeto sulla straordinaria utilità del sito a chi voglia studiare Lukacs. segnalo però che “I contributi alla storia dell’estetica” non sono presenti nel sito. al loro posto si apre Teoria del romanzo. Ovviamente ritengo sia possibile ovviare. Un caro saluto

  12. grazie per il materiale. avevo anni fa diversi libri (la distruzione della ragione, estetica, storia e coscienza di classe, teoria del romanzo…) che poi ho gettato nella spazzatura, stanco ed arrabbiato….per le circostanze politiche generali ed italiane.
    mi ero sempre ripromesso di dedicare a Lukacs uno studio approfondito quanto merita. Non ne ho mai avuto il tempo, preso da troppi interessi.
    Ma con questo materiale, ora che sono vecchio, e che contano di più le essenzialità, voglio provarci.
    Vorrei segnalare un fenomeno interessante: nel libro di Zizek “Less than nothing – Hegel and the shadow of dialectical materialism” , che ho in pdf, il motore di ricerca del mio pdfreader non ha trovato menzione di Lukacs.
    Non lo trovate strano?
    Se Lukacs è il filosofo della totalità (o della tentata totalità) Zizek vuole presentarsi come il filosofo dell’anti-totalità. Perchè allora non fa il minimo cenno, sia pure polemico, a Lukacs?

    • In realtà non saprei risponderti, se non rinviandoti alla lettura della postfazione di Zizek a “Coscienza di classe e storia”. Immagino che Z. sia più interessato al Lukacs giovanile, piuttosto che a quello maturo dell’ontologia. Ma sul giudizio sulla totalità non so esprimermi, per quanto anche in Storia e coscienza di classe c’è attenzione al concetto di Totalità, anzi, inizia proprio qui l’interesse del filoso ungherese per il concetto hegeliano.

  13. Tantissime Grazie! Non ho mai avuto la possibilità di leggerlo prima, ma ho letto qualcosa su di lui, e da quel poco che so è un autore fondamentale per arricchire la mia visione marxista della storia…
    Tantissime grazie ancora!

  14. Volevo segnalare in Prolegomeni a un estetica marxista un salto di pagina.
    Si passa dalla pagina 162 a 166. Se non vedo male…Per la trasformazione dei pdf in epub ci sono novità? Grazie

  15. Ho controllato di nuovo l’opera. Nel capitolo intitolato ” Concretizzazione della particolarità come categoria estetica in singoli problemi” c’è il paragrafo 1 (La caratteristica più generale della forma artistica). A fine pagina si legge: “sebbene il mate-”
    Andando alla pagina successiva si legge: “hanno in questa costruzione”.
    Mi pare evidente un taglio.
    Scusami per il disturbo. Paolo.

  16. Volevo chiedere del libro: ‘Arte e Società’ presente nella lista delle copertine di Lukacs da voi pubblicate,non è rintracciabile nemmeno nelle biblioteche? non sono riuscito ha trovarlo in nessuna biblioteca della mia città…non se ne sa nulla?…e stato forse pubblicato insieme ad altri testi?…un saluto a tutti da Max,a presto.

  17. Sono lieto di unirmi anche io
    ai molti che hanno espresso la loro ammirazione per questo lavoro.
    Una ossrvazione:
    nella raccolta di testi PDF in italiano
    non è presente “Goethe e il suo tempo”,
    un testo che mi sembra di grande valore ed importanza.
    Saluti. Aldo Canestrari

    • Guarda, è presente nel volume Scritti sul realismo insieme ad altri. Gli scritti di L. sono tutti presenti, almeno quelli pubblicati in volume. Magari mi manca qualche scritto apparso in rivista mai raccolto, ma ci sono al 99,9%.

  18. GRAZIE DEL LAVORO CHE HAI FATTO METTENDO A DISPOSIZIONE LE OPERE DI QUESTO GRANDE FILOSOFO

  19. Pingback: I testi | My Blog

  20. Sto cercando il saggio sull’espressionismo del 1934. Possibile che si trovi ancora solo in rivista? Qui è visibile? Grazie!

  21. premettendo sentitissimi e dovuti ringraziamenti per la straordinaria funzione che un simile sforzo divulgativo può rappresentare per chiunque coltivasse un’ attenzione di qualunque genere per il pensiero di Lukacs, mi permetto di portarle ad attenzione come,nei Prolegomeni ad un’estetica marxista, vi sia un salto di pagina dalla 161 alla165.
    confessandole la speranza che possa provvedere ad un comprensibile disguido, data l’ ingente mole di lavoro,le rinnovo la mia riconoscenza.
    grazie

  22. Salve, ringraziandovi per questo preziosissimo lavoro, vorrei sapere se avete informazioni riguardo alle risposte di Luckacs alle critiche di Stalin e Bucharin inerenti Storia e coscienza di classe. Il documento dovrebbe essere uscito in Francia intorno al 2003.

  23. Ho notato che di solo due opere (se non ho visto male) è disponibile la versione in epub (formato più leggibile rispetto al pdf). In entrambi i casi però il file non è visualizzabile.
    I tempi per avere tutta l’opera di György Lukács in epub sono ancora molto lunghi?
    Grazie di tutto il lavoro che hai fatto. Eccezionale.

  24. Salve, ho scoperto da relativamente poco questo meraviglioso sito e vorrei ringraziarti per il tuo incredibile lavoro, preziosissimo non solo per il patrimonio lukacsiano che metti a disposizione di tutti, ma anche perché salvi dall’ “irreperibilità” molti testi meravigliosi che l’editoria italiana dei decenni scorsi aveva reso disponibile in traduzione, molti dei quali oggi quasi introvabili. A questo proposito, volevo chiederti come mai mancano proprio i volumi (o le raccolte di scritti) più specificamente dedicati alla storia della letteratura tedesca (dalla “Breve storia” a “Goethe e il suo tempo”, dai “Realisti tedeschi del XIX secolo” al “Thomas Mann”)? Problemi di copyright? Non interessanti nella prospettiva della raccolta testi? Altro?
    Comunque grazie ancora di cuore per il tuo lavoro!

  25. Pingback: Perché il socialismo deve essere internazionalista … e quello che Rosa Luxemburg ci può insegnare al riguardo | L'Unità punto news

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.