[redazione]
«l’Unità», 18 dicembre 1953.
Dinanzi a un foltissimo pubblico, nel quale si sono notali, accanto ai rappresentanti più qualificati della cultura romana, l’Ambasciatore delll’URSS Kostilev, il Ministro dell’Ungheria e varie altre personalità diplomatiche, si è svolto ieri sera nei locali della Associazione artistica internazionale di via Margutta, l’annunciato dibattito su «Lukács e i problemi del realismo» promosso dall’Associazione italiana per i rapporti culturali con l’Ungheria. Sotto la presidenza del critico Carlo Muscetta, il dibattito ha preso inizio dall’intervento del prof. Carlo Salinari, il quale ha illustrato, con ampie citazioni dal volume recentemente tradotto in italiano, Il marxismo e la critica letteraria, il concetto che il filosofo e critico ungherese ha del realismo nell’arte, in polemica contro il naturalismo, fotografica riproduzione della realtà, e il formalismo, momenti, entrambi, della decadenza delle grande tradizione realistica dell’Ottocento il Lukács giunge alla conclusione che il realismo è frutto di una organica e dialettica visione della realtà, al centro della quale sta l’uomo. Salinari ha dedotto, dalla impostazione di Lukács, alcune considerazioni sui problemi attuali della letteratura italiana. La tendenza alla cronaca, riscontrabile in molta parte della narrativa e dell’arte attuale, è una forma di naturalismo, in cui, per amore della riproduzione esatta della realtà, non si coglie e rappresenta quanto in essa è tipico ed espressivo. Così avviene d’altra parte che una delle correnti più avverse al realismo sia quella misticheggiante, basata su di un’ideologia reazionaria, antiscientifica, disumana della vita. Il realismo oggi si connette necessariamente alla cultura più avanzata e progressiva dal punto di vista scientifico, così come deve legarsi alla classe più avanzata nella storia, alla classe operaia. Pur se ancora talvolta la connessione è rozza, non può non essere questa la grande strada dei realismo.
All’intervento di Carlo Salinari è succeduto quello di uno del maggiori romanzieri italiani, Alberto Moravia, il quale ha illuminato il concetto che Lukács ha di decadentismo strettamente legato, del resto, a quello di realismo. In concordanza con Salinari, Alberto Moravia ha messo In luce alcuni limiti del pensiero del grande critico ungherese, e soprattutto il nesso meccanico e schematico che talvolta dalle sue analisi traspare tra la base economica e l’arte.
Il regista e teorico Luigi Chiarini ha svolto in un terzo intervento, alcuni concetti sul realismo cinematografico, in accentuata polemica contro il naturalismo cronachistico di una parte della attuale produzione cinematografica italiana, egli ha chiamato alla memoria film come Roma città aperta, Paisà e Sciuscià, profondamente fusi, in tutti i loro aspetti con la narrazione, non dispersi in aspetti laterali, di colore, in descrizioni, insomma, che, per quanto gustose e precise, escono dall’ambito del realismo e indicano la tendenza naturalistica di molti registi italiani. Infine, tra l’interesse sempre vivo del pubblico, lo scrittore G. B. Angioletti ha esposto due sue osservazioni sul pensiero critico di Lukács: una in dissenso con il filosofo ungherese per i troppo stretti e condizionanti legami che questi gli sembra stabilire tra il capitalismo e l’artista; mentre l’artista, quando sia tale, e quando sia sincero, anche se non grande, sempre si sarebbe mosso in opposizione con il conformista mondo borghese. L’altra in accordo, per il grande rilievo che il Lukács dà alla tradizione del realismo.
Prima delle conclusioni che Carlo Muscetta ha tratto dall’interessante dibattito, il prof. Galvano Della Volpe ha tenuto a porre alcune precisazioni e alcuni quesiti, nei riguardi del pensiero del filosofo ungherese; e nel suo vivace intervento ha affermato di cogliere una contraddizione tra il concetto di intuizione sensibile, di origine idealistica, e il concetto di tipico nell’arte, e di non essere d’accordo con la svalorizzazione che, a suo avviso, fa il Lukács dell’opera di Flaubert.
Carlo Muscetta, concludendo la discussione, ha indicato i nessi tra i problemi affrontati da Lukács e la battaglia per il realismo che Francesco De Sanctis, nella seconda metà dell’Ottocento, aveva condotto e anticipato con precisione in Italia.