• About
  • Bibliografia
  • Bibliografia su Lukács
    • in Francese
    • in Inglese
    • in Italiano
    • in Portoghese
    • in Tedesco
  • Biografia
  • Cronologia
  • I testi
    • Arte e società
    • Il marxismo e la critica letteraria
      • Lo scrittore e il critico
    • La responsabilità sociale del filosofo
    • Lukács parla. Interviste (1963-1970)
    • L’anima e le forme
      • Lukács giovane
    • Marxismo e politica culturale
    • Ontologia dell’essere sociale
    • Saggi sul realismo
    • Scritti politici giovanili 1919-1928
    • Storia e coscienza di classe
      • Prefazione 1967
    • Teoria del Romanzo
      • Civiltà conchiuse
      • Premessa 1962
  • Interviste
  • Opere di Lukács originali
  • Testimonianze
  • Traduzioni italiane

György Lukács

~ il primo blog in progress dedicato a Lukács

György Lukács

Archivi tag: connessioni

N. Bucharin: Teoria del materialismo storico

08 giovedì Feb 2018

Posted by György Lukács in I testi

≈ Lascia un commento

Tag

caso, connessioni, cosalità, determinismo, dialettica, Engels, falsa oggettività, feticismo, Feuerbach, imperialismo, legge naturale, Lenin, Luxemburg, macchine, Marx, matematizzazione, materialismo borghese, materialismo dell'intuizione, materialismo storico, metodo, naturalismo, particolare, science, scopo conoscitivo, sociologia, tecnica, tendenza, totalità, vie d'uscita, Weber


di György Lukács

[N. Buchаrin: Theorie des historischen Materialismus. Gemeinverständliches Lehrbuch der marxistischen Soziologie, 1925]

Scritti politici giovanili 1919-1928, Laterza, Bari 1972.


La nuova opera di Bucharin1 è un compendio sistematico quanto mai atteso del materialismo storico dal punto di vista marxista. Poiché in campo marxista dall’Antidühring di Engels in poi, e fatta eccezione per il volumetto di Plechanov, non era stato tentato niente di simile, e il compendio della teoria era stato lasciato agli avversari del marxismo, in ispecie a coloro che lo intendevano molto superficialmente, il tentativo di Bucharin sarebbe da salutare con simpatia anche nel caso che nei confronti del suo metodo e dei suoi risultati ci fossero da fare riserve molto più ampie di quanto non è possibile esporre in queste righe. Bisogna infatti riconoscere che a Bucharin è riuscito di porre tutte le questioni più importanti del marxismo in un nesso unitario e sistematico che – tutto sommato – è marxista; va aggiunto che l’esposizione è chiara in ogni punto e di facile comprensione, sicché il libro sembra idoneo ad assolvere il suo compito: di essere cioè un manuale. Continua a leggere →

Le contraddizioni di Lukács

28 domenica Feb 2016

Posted by György Lukács in Bibliografia in italiano, Bibliografia su Lukács

≈ 1 Commento

Tag

astrazione, avanguardia, connessioni, contenuto, determinazioni sociali, elaborazione artistica, essenza, fenomeno, formalismo, Gorki, Lenin, naturalismo, rappresentazione, realismo


di Fernaldo Di Giammatteo

«La fiera letteraria», 23 ottobre 1949, n. 43.

Può darsi che Gorki avesse profondamente ragione quando scriveva che: «Piegandosi all’attrazione delle due forze della storia – del passato piccolo-borghese e del futuro socialistico – gli uomini sono evidentemente indecisi: il principio emozionale attira verso il passato, quello intellettivo verso il futuro. Si grida molto forte ma non si sente la calma sicurezza di chi abbia scelto decisamente e fermamente una via ben determinata, benché essa sia sufficientemente indicata dalla storia»1. Propugnando l’istanza, in Russia tuttora fondamentale, del «realismo socialistico», Gorki rivolgeva un appello ai giovani intellettuali del suo paese per esortarli ad uscire da uno stato di indecisione nella scelta fra il «vecchio» e il «nuovo» che egli considerava quanto mai deleterio; ed è ovvio che por decidersi e por convincere gli altri che la decisione è avvenuta, non basta alzare la voce o simulare una sicurezza tanto più spavalda quanto meno sentita e sofferta. Perciò, l’appellò di Gorki rappresentava un «vi esorto alle storie» di nuovo genere, un invito a prendere innanzitutto coscienza della realtà delle cose (di una determinata realtà, che automaticamente si considerava obiettiva) per riservare ad un tempo successivo la vera o propria espressione – in forma concreta – dell’avvenuta decisione. Sarebbe stato, altrimenti, un parlare a vuoto, un inconscio accumulare confusioni e contraddizioni assolutamente sterili. O diciamo noi, ponendoci da un altro punto di vista, assolutamente retoriche.

Ora fatalmente accade che ogni novatore si senta invaso da una sorta di demoniaco furore, ed usi troppo spesso un linguaggio aspro e sprezzante – nel caso ch’egli non riesca ad ottenere il dominio razionale della propria materia – oppure cerchi malamente di ricoprire con un procedimento solo in apparenza (o solo qualche volta) logico e motivato la materia che gli si agita dentro, in tumultuosa ebollizione. In un caso e nell’altro, è impossibile evitare le contraddizioni, ed è estremamente difficile accingersi a costruire un sistema organico sulla base degli schemi appassionatamente accettati.

Ci sembra che l’opera di Georg Lukács – ritenuto il più vigoroso assertore di un’estetica marxista – costituisca la persuasiva dimostrazione di quella impossibilità e di quella estrema (e dolorosa e terribile) difficoltà. Ingegno troppo solido e mente troppo acuta per rientrare nella categoria dei distruttori e degli innovatori ad ogni costo, temperamento troppo critico e sottile per accettare come indiscriminatamente valido lo schema suggeritogli dall’impulso primitivo. Lukács si trova a combattere la sua battaglia su un terreno che sta in mezzo agli opposti campi, e credendo di combattere contro uno solo dei contendenti non si avvede di combattere contro entrambi e, ancora, contro se stesso. E non si creda che, per stare approssimativamente nel mezzo, egli abbia trovato la possibilità di una sintesi o quanto meno di un compromesso, perché, al contrario, è questa sua posizione che grossolanamente si vuole chiamare mediana a procurargli la maggiore instabilità, la più profonda incertezza, la più grave confusione. Sarebbe ora troppo facile, e sleale ricordare che proprio dal campo dell’ortodossia marxista sono partiti – di recente e, credo, per la prima volta – gli strali più feroci all’indirizzo della sua opera. Dinanzi alle accuse rivolte a Lukács («divisionismo», «cosmopolitismo», idealismo, riformismo, false teorie nel campo dell’arte, analisi superficiale della lotta di classe, e via dicendo), come non riconoscere, infatti, che ciò era inevitabile, e prevedibilissimo per poco che si fosse penetrati sotto la superficie dei saggi che egli era venuto dedicando alla critica della letteratura contemporanea? Quelle accuse non servono nemmeno – dinanzi ai nostri occhi – a dimostrare che la sintesi o il compromesso non sono stati trovati nonostante il lunghissimo e duro lavoro compiuto; la dimostrazione semmai era già contenuta in tutto questo lavoro e non aveva certo bisogno di sanzioni che le prestassero un significato «ufficiale». Il fatto poi che quelle accuse siano giunte a nostra conoscenza attraverso notizie sommarie ci impedisce di tenerne conto, se non come indicazione superficiale di un certo stato d’animo e di una certa evoluzione (o involuzione che sia) che sfuggono ad una comprensione esatta e che – seppure conosciuti esattamente – sarebbero con ogni probabilità estranei al problema.

L’analisi «estetica» che Lukács ha assiduamente compiuto dei fenomeni più singolari della letteratura del Novecento (dall’espressionismo a quel particolare realismo che ha per vessilliferi Thomas Mann e Massimo Gorki) ha sempre mostrato una naturale propensione per i valori contenutistici o, addirittura, per gli antefatti e la materia grezza dell’arte.

Il fondo della realtà sul quale, volontariamente o involontariamente, negativamente o positivamente, riposano le opere d’arte (e le pseudo-opere d’arte) esaminate, ha per Lukács un’importanza grandissima e spesso – lo si comprende – frastornante e in un certo senso ingannatrice. Ma, tutto sommato, questi giudizi sono ancora impropri, fino a quando non si metta in rilievo che il mutamento dell’angolo visuale non proviene da una diversa concezione dell’arte, ma da una diversa concezione della realtà.

Partendo da una concezione rigorosamente marxista della realtà, Lukács crede che – per il fatto stesso di avere assunto tali premesse e per la certezza di non averle travisate – egli possa gettare le basi di una concezione dell’arte di pari ortodossia marxista. Poiché questo passaggio gli sembra inevitabile, e la rispondenza fra luna e l’altra concezione (o, meglio, tra le due facce della stessa concezione) quasi automatica, egli si preoccupa di dimostrare implicitamente la esattezza del processo inverso, per fornire in tal modo la controprova della validità «totale» della concezione originaria. Il fatto è curioso e complicatissimo. Leggendo i saggi di Lukács si ricava questa impressione: se gli interessa stabilire che si può valutare marxisticamente un’opera d’arte (tanto che si sforza di porgere al critico i mezzi per tale valutazione), infinitamente di più gli interessa mostrare che una valutazione marxista dell’opera d’arte dovrebbe rendere un segnalato servizio al marxismo, prestandogli inconsuete e preziose armi per la sua critica sociale. In questa maniera – si potrebbe anche dire – Lukács tenta di mascherare la propria indecisione. Sta di fatto però il risultato di tale fatica non è mai pienamente positivo, in nessuno dei due campi. Anzi, non essendolo nel primo, lo è ancor meno nel secondo: così si può affermare genericamente, ma rientrando il secondo nell’ambito politico, noi non abbiamo la capacità di sondarlo come si dovrebbe. E poi, quella che qui specificatamente interessa, è la prima faccia dell’atteggiamento di Lukács.

Quando la possibilità di esaminare marxisticamente l’opera d’arte sia data quasi per dimostrata, o almeno per innegabile, come fa Lukács, l’accento del discorso cade sul contenuto e non so ne distacca. I cardini del marxismo vengono accettati in tutta la loro pienezza: ammesso questo fatto preliminare, Lukács può passare alla critica di ciò che nella letteratura appare – alla luce di quel marxismo – condannabile in quanto frutto della degenerazione borghese. «Le correnti letterarie moderne del periodo capitalistico – è un concetto che Lukács ha, con poche variazioni, infinite volte ripetuto – che rapidamente si susseguono le une alle altre, dal naturalismo al surrealismo, sono tutte simili, poiché assumono la realtà come essa immediatamente appare allo scrittore e ai suoi personaggi. Questa forma di presentazione (unmittelbare Erscheinungsform) muta nel corso della evoluzione sociale. Ciò avviene oggettivamente, a seconda del mutamenti delle forme obiettive di presentazione immediata della realtà capitalistica e a seconda di come gli spostamenti delle classi e la lotta di classe provocano le varie rifrazioni della realtà. Questi mutamenti generano soprattutto la rapida successione e l’aspra lotta fra le varie correnti. Ma tutte questo correnti si arrestano – sia dal punto intellettivo che sul piano sentimentale – a tale loro immediatezza e non scavano per raggiungere l’essenza, e cioè la reale connessione esistente fra le loro esperienze e la vita reale della società, né per scoprire le cause recondite che provocano queste esperienze ed i rapporti che uniscono le esperienze stesse della obiettiva realtà della società. Esse invece – con maggiore o minore consapevolezza – elaborano spontaneamente il loro stile artistico sulla base di questa «immediatezza». Siamo al punto di frattura. Data per dimostrata la possibilità dell’analisi marxista dell’antefatto, del substrato reale dell’opera d’arte, Lukács si vede costretto a dare per parimenti dimostralo il processo successivo, il passaggio dall’antefatto all’espressione, dalla materia dall’arte stessa. Introduce il concetto di «stile artistico», ma non approfondisce.

Individuato nella concretezza (come riflesso della intima connessione esistente fra la vita reale della società e l’opera d’arte) l’unico modo possibile di espressione secondo uno schema marxista, resta scoperto il secondo problema, il più grave: quello appunto della natura e del significato dell’espressione. Lukács sente la gravità della lacuna.

Due vie ora gli si aprono dinanzi, e da ogni sua pagina ci ci accorge che egli le vede entrambe con molta chiarezza. Ma da ogni sua pagina ci si accorge pure che – paralizzato da un curioso timore astratto – nessuna delle due egli vuole imboccare risolutamente. Condurre sino alle ultime e più coerenti conseguenze l’analisi di tipo marxista che ha iniziato (e questa per lui sarebbe l’unica via logica), oppure ripiegare su .una concezione diversa che giustifichi a suo modo – non marxisticamente – l’espressione artistica. Dinanzi a due vie chiare e sicure, ne sceglie una terza, nebulosa e incerta. «Naturalmente – egli ammette – senza astrazione non vi è arte: come potrebbe altrimenti nascere il tipico? Ma – soggiunge – il processo dell’astrazione ha, come ogni movimento, una direzione, od è ciò che qui importa. Ogni valido realista (s’è già visto che Lukács non concepisce l’arte se non come realismo) elabora – anche con i mezzi dell’astrazione – la materia della propria esperienza, onde raggiungere la legittimità della realtà obiettiva, onde impadronirsi del rapporti profondi, nascosti, mediati, non immediatamente percepibili della realtà sociale. Poiché questi rapporti non si trovano immediatamente alla superficie, poiché questa legittimità si afferma confusamente, senza regola e articolandosi in varie tendenze, al realista incombe la necessità di un immenso lavoro, di un lavoro doppio – sul piano dell’arte e sul piano della Weltanschauung – ossia deve in primo luogo occuparsi del rinvenimento intellettuale della elaborazione artistica di questi rapporti, ed in secondo luogo (tale processo è indissolubilmente legato al primo) del rinvenimento artistico dei rapporti astrattamente elaborati: l’eliminazione dell’astrazione. Da questo doppio lavoro nasce una nuova immediatezza mediata attraverso l’elaborazione, una superficie «elaborata» della vita, la quale – pur lasciando chiaramente emergere ad ogni istante la sua essenza (ciò che non avviene affatto nell’immediatezza della vita) – appare come immediatezza, come superficie della vita. Più precisamente: come l’intera superficie della vita in tutte le sue determinazioni essenziali, e non soltanto un momento soggettivo avvertito ed astrattamente ingigantito ed isolato dal complesso di questi rapporti. È questa l’unità artistica di sostanza ed apparenza. Quanto più essa è molteplice, ricca, complessa, «scaltra» (Lenin), quanto più racchiude la vivente contraddizione della vita, la vivente unità del contrasto fra ricchezza e unità delle determinazioni sociali, tanto più grande e profondo diventa il realismo».

È un passo significativo, per la contorsione del ragionamento e la notevole incertezza nell’affrontarne la parte essenziale; la definizione del valore estetico. Come già prima per lo «stile artistico», così ora per i «mezzi dell’astrazione» e per «l’elaborazione artistica dei rapporti», i concetti restano pressoché imperscrutabili. Proprio nel momento in cui avrebbe dovuto rifondere alle domande fondamentali giunte finalmente alla luce dopo tanto discutere di «materia» e di «contenuti» (quali sono i mezzi dell’astrazione e che valore hanno? Che cos’è l’elaborazione artistica?), Lukács salta a piè pari alla conclusione la quale, pur essendo esatta, non può non risultare manchevole della dimostrazione che la giustifichi. Nella fase intermedia – che è poi quella decisiva – la teoria marxista invocata da Lukács si è mostrata sorda ad ogni sollecitazione, e l’autore ne ha avuto chiarissima la coscienza. Ma, come è stato detto, non aveva altra via per uscire dal cerchio chiuso, e di fatto non ne è uscito.

1 Ettore Lo Gatto ha inserito lo scritto nell’antologia L’estetica e la poetica in Russia, Firenze, Sansoni 1947.

Statistiche del Blog

  • 299.754 visite

Archivi

«Compagno Lukács, sembri piuttosto pessimista»
«No, sono ottimista per il XXI secolo»
gennaio: 2021
L M M G V S D
 123
45678910
11121314151617
18192021222324
25262728293031
« Set    

Enter your email address to follow this blog and receive notifications of new posts by email.

Unisciti ad altri 304 follower

images
600x450-ct(7)
lukacs1919
lukacsgy03
Annuncio compleanno l'Unità
600x450-ct(21)
lukacs (1)
Taerga (Casa di Lukács a Budapest)
Taerga (Casa di Lukács a Budapest)
Al tempo del suo amore per Irma
Al tempo del suo amore per Irma
Lukacs e la moglie
Casa di Lukács a Budapest
Casa di Lukács a Budapest
Lukács-comisario-alimentos-hungría--outlawsdiary02tormuoft
ob_2ae6e6_lukacspetitsfours
Lukács al Congresso della pace di Helsinki 1955
Lukács al Congresso della pace di Helsinki 1955
ob_a74718_lukacsbureauinterloc
luka
luk4
libri
2014-06-17 16.38.05
At the meeting of the Petöfi Cercle on June 27,1956, Arpad Szakasits, social democrat, talks to philosopher George Lukacs.
At the meeting of the Petöfi Cercle on June 27,1956, Arpad Szakasits, social democrat, talks to philosopher George Lukacs.
GeorgLukacs
Young Lukacs
39_01
luk9
luk3
georglukacs (1)
petoefi03
images (1)
Lukács nel suo studio
Lukács nel suo studio
ob_796a7c_lukacsvestiaireami
lukács
ob_bdf59b_lukacsseghersbudapest19520218
g_lukacs
Lukács e Fortini
Lukács e Fortini
images (2)
COLDlukas
Al centro, mani in tasca
Al centro, mani in tasca
ob_d69ddd_lukacsetami
images (3)
ob_971c5e_lukacsgertrudetco
Lukacs Fogarasi
Lukacs
hqdefault
Lukacs - Rinascita 1979
Bundesarchiv Bild 183-15304-0097, Berlin, Tagung Weltfriedensrat, Georg Lukacz, Anna Seghers
Bundesarchiv Bild 183-15304-0097, Berlin, Tagung Weltfriedensrat, Georg Lukacz, Anna Seghers
lukacssketch
81771
Lukacs (da Il Contemporaneo)
Festschrift zum achtzigsten Geburtstag von Georg Lukács by Benseler, Frank
lukacs lezione
luk10
luk8
Lukacs e Fortini 4
Tomba di Lukács
Tomba di Lukács
luk6
ilukacs001p1
Lukács e Fortini
Lukács e Fortini
Lukács e la moglie
Lukács e la moglie
Lukács e Fortini
Lukács e Fortini
b
lukacs
Casa di Lukács a Budapest
Casa di Lukács a Budapest
luk2
luk5
Lukács studente universitario
Lukács studente universitario
Berlin, Tagung Weltfriedensrat, Georg Lukacz, Anna Seghers
lukacs-in-1913
Balla Demeter (1931- ) Lukács György (1971)
studio
luk7
Lukacs (da Il Contemporaneo)
dostoevskij
luk32
letttedes2
Romanzo
luk
diario
teoria del romanzo2
lenin
DMico
LETTTEDSCA
saggico
artesoc2
artesoc
mannù
lukcop_00021
marxpolcult
CONTRSTREST
daico
artefilopolitica
onto
pvico
ARTSO
culturaerivoluzione
lotta
SCRREAL
ehico
teoria del romanzo3
animaforme2
STUDIFAUT
onto
soc
TBico
epico
lsico
marcoeico
estetica 1
cop
faico
est
letttedù
thomas mann1
CONTRST
ico
La_distruzione
luk2
animaform
thomas mann2
psico
kico
gmico
MARXCRITLETT
cpico
LSICO
mg2z_cNk7DQptuMqRaaU5oA
scc
books
realisti
ceico
spico
prolegomeni
BREVESTORIALET
GiovaneHgel_0001
scre
soclett
convico
9458
marxismoepolixcm
iico
marxismocriticaletteraria
teoria
Goethe e il suo tempo

Blogroll

  • Archivio Lukács (MIA)
  • Georg Lukács Archiv
  • Georg Lukács Archive
  • Grupo de Estudos sobre Trabalho e Ontologia
  • Instituto Lukács
  • Internationale Georg Lukács Gesellschaft e. V.
  • Les amis de Georg Lukacs
  • Lukács György Alapítványt
  • Sergio Lessa

Blog che seguo

  • Storia del Partito Comunista
  • metropoli
  • linea di condotta
  • Antonio Gramsci : le lettere dal carcere
  • Stalin
  • LENìN
  • Antonio Gramsci: I QUADERNI DEL CARCERE
  • György Lukács

Categorie

  • Audio
  • Bibliografia in francese
  • Bibliografia in inglese
  • Bibliografia in italiano
  • Bibliografia in portoghese
  • Bibliografia in tedesco
  • Bibliografia su Lukács
  • I testi
  • Inediti
  • interviste
  • segnalazioni
  • Tesi di laurea
  • Testimonianze
  • Traduzioni francesi
  • Traduzioni inglesi
  • Traduzioni italiane
  • Uncategorized
  • Video

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Flusso di pubblicazione
  • Feed dei commenti
  • WordPress.com

Articoli recenti

  • Appello dell’INTERNATIONALE GEORG LUKÁCS GESELLSCHAFT
  • Critica dell’economia politica
  • Questioni metodologiche preliminari
  • L’ontologia dialettica di Hegel e le determinazioni riflessive
  • La dialettica di Hegel «in mezzo al concime delle contraddizioni»

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.

Storia del Partito Comunista

metropoli

l’autonomia possibile

linea di condotta

materiali sulla crisi e l'organizzazione operaia

Antonio Gramsci : le lettere dal carcere

Just another WordPress.com weblog

Stalin

opere

LENìN

tutti gli scritti

Antonio Gramsci: I QUADERNI DEL CARCERE

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

György Lukács

il primo blog in progress dedicato a Lukács

Annulla
Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie