Realisti tedeschi del XIX secolo

di Paolo Chiarini

«Rinascita», n. 11, 13 marzo 1965.


Georg Lukács, Realisti tedeschi del XIX secolo, Trad. it. di Fausto Codino Milano. Feltrinelli, 1963 Pagg. 341, L 3.200.

Nell’arco della sua lunga e feconda attività di studioso è possibile individuare due tipi diversi di approccio — da parte di Lukács — alla storia della letteratura tedesca moderna. Da un lato la sintesi diacronica e (orizzontale), tendente a ritrovare le grandi linee dello sviluppo letterario in rapporto alla dialettica dell’intera società; dall’altro l’analisi sincronica e (verticale), in cui il singolo autore viene posto simultaneamente a confronto con lo spaccato completo di quella società, onde mettere a fuoco la mediazione concreta fra i due termini del discorso. Codesti approcci, tuttavia, sono complementari l’uno all’altro: giacché come il primo si presenta quale punto d’arrivo e riepilogo di una complessa serie d’indagini settoriali, così anche il secondo finisce col suggerire (da una particolare prospettiva, s’intende) un disegno storico unitario, che trascende positivamente la frammentarietà delle analisi.

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[Gramsci su Lukács]

di Antonio Gramsci

in Quaderni del Carcere, a cura di V. Gerratana Einaudi, Torino 1975 [ora in Lukács chi? a cura di L. La Porta, Bordeaux, Roma 2021].


Q 4, 43. L’«obbiettività del reale» e il Prof. Lukacz È da studiare la posizione del prof. Lukacz verso il materialismo storico. Il Lukacz (conosco le sue teorie molto vagamente) credo affermi che si può parlare di dialettica solo per la storia degli uomini e non per la natura. Può aver torto e può aver ragione. Se la sua affermazione presuppone un dualismo tra l’uomo e la natura egli ha torto perché cade in una concezione della natura propria della religione e anche propria dell’idealismo, che realmente non riesce a unificare e mettere in rapporto l’uomo e la natura altro che verbalmente. Ma se la storia umana è anche storia della natura, attraverso la storia della scienza, come la dialettica può essere staccata dalla natura? Penso che il Lukacz, scontento delle teorie del Saggio popolare, sia caduto nell’errore opposto: ogni conversione e identificazione del materialismo storico nel materialismo volgare non può che determinare l’errore opposto, la conversione del materialismo storico nell’idealismo o addirittura nella religione.

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Intervista sconosciuta del 1968

 

di György Lukács

da Lukács parla. Interviste (1963-1971), a cura di A. Infranca, Edizioni Punto Rosso, Milano 2019.

Traduzione di A. Infranca


Dal 1967 Lukács aveva ripreso la tessera del Posu, il Partito socialista operaio ungherese. György Aczél, l’allora segretario del Comitato Centrale gli chiese di collaborare con i membri dirigenti del partito, sviluppando le sue opinioni sulle questioni politiche e teoriche del momento. Così si preparò la presente intervista, a titolo informativo, fatta pervenire ai membri del Comitato Centrale il 22 luglio 1968.

Lukács e i dirigenti del partito erano arrivati a un comune accordo: in tal modo le questioni trattate e le sue opinioni potevano essere ascoltate, ma non potevano essere rese pubbliche.

La prima parte della presente intervista è dedicata alla personalità politica e teorica di Palmiro Togliatti e, a questo proposito, Lukács si occupa delle questioni teoriche e politiche a lui connesse. Il punto saliente è la prospettiva di una possibile alternativa di sinistra in Europa, analizzando l’articolo di Togliatti su “Capitalismo e riforme di struttura” (Rinascita, 11 luglio 1964), che contiene gli appunti, scritti qualche ora prima della sua morte, sull’unità del movimento operaio internazionale. L’intervista è a cura di Ferenc Fehér. Continua a leggere

Il sistema dei Soviet è inevitabile

di György Lukács

da Lukács parla. Interviste (1963-1971), a cura di A. Infranca, Edizioni Punto Rosso, Milano 2019.

DAS RÄTESYSTEM IST UNVERMEIDLICH“, intervista a Der Spiegel, 20 aprile 1970, n. 17, pp. 153-166. L’intervistatore è Dieter Brumm,


Spiegel – Professore Lukács, una volta Lei ha affermato che il parlamentarismo era “invecchiato in termini storico mondiali”. Successivamente Lenin corresse la sua affermazione, sostenendo che questa questione non era di natura ideologica, bensì tattica. Come valuterebbe il parlamentarismo oggi, specialmente in relazione ai paesi socialisti?

Lukács – La questione del parlamentarismo ha straordinariamente assunto le sembianze di un essere androgino, da quando Stalin iniziò la trasformazione dei resti, già corrotti, dei Consigli Centrali dei lavoratori (Soviet) in un parlamento. Secondo la mia opinione, ciò rappresentò un passo indietro, poiché il parlamentarismo è un sistema di manipolazione dall’alto. Continua a leggere

L’ultima intervista

di György Lukács

Intervista registrata il 16 aprile 1971, in una località non distante da Budapest. Tale intervista fu pubblicata per la prima volta in francese, in versione ridotta, da Yvon Bourdet nella rivista L’Homme et la société, n. 20, 1971, pp. 3-12.

da Lukács parla. Interviste (1963-1971), a cura di A. Infranca, Edizioni Punto Rosso, Milano 2019.


Bourdet – La ringrazio di cuore per aver accettato di parlare con me in francese.

Lukács – Deve sapere però che parlo francese molto male, con accento ungherese e una grammatica tedesca. (Lukács ride divertito)

Bourdet – Non è vero. Ho presente la sua intervista alla televisione francese e devo dire che lei si esprime benissimo.

I. Giudizi di Lukács sull’austromarxismo

 

Bourdet – Vorrei prima di tutto porle alcune domande sull’austromarxismo: quando lei andò a Vienna, dopo la prima guerra mondiale e dopo la sconfitta della Repubblica ungherese dei consigli, ha avuto rapporti con i socialisti austriaci?

Lukács – Sì. Sono stato in ottimi rapporti con Otto Bauer. Non bisogna tuttavia dimenticare la situazione di allora: eravamo dei fuoriusciti coi quali, voglio dire contro i quali, il regime poteva, in ogni momento, prendere delle misure anche illegali. Ognuno di noi aveva dovuto dare alla polizia la propria parola d’onore di non immischiarsi minimamente negli affari della politica interna austriaca. Nonostante ciò, come spesso avviene nei circoli dei fuoriusciti, ero stato incaricato, dal Partito comunista ungherese, di tenere certi rapporti, e in particolare il Partito mi aveva ordinato di prendere contatto con Otto Bauer ogni volta che uno di noi fosse, per esempio, minacciato di estradizione, e anche per discutere tutta una serie di altri problemi. Continua a leggere

Dialettica, prassi, rivoluzione. Figure del marxismo critico nei primi anni Venti

di Alberto Burgio

«Filosofia politica» fascicolo 3, dicembre 2016


Dialectics, praxis, revolution. Images of critical Marxism in the early Twenties. The essay compares three main figures of the theoretical Marxism of the early two decades of the 20th century (Lukács, Korsch and Gramsci) stressing the analogies between their reflections under the light of the critique of vulgar Marxism, the revaluation of Hegelian dialectic as a source of historical materialism, the reformulation of the relationship between theory and praxis and the consequent importance acknowledged to the political and historical role of the revolutionary subjectivity.

Keywords: Lukács, Korsch, Gramsci, critical Marxism

* * *

1. Filosofia e rivoluzione

Critica del discorso (dell’«ideologia») e critica della realtà sociale (del capitalismo storico): la traiettoria dell’analisi marxiana investe nel proprio sviluppo questi due ambiti. Nel Marx giovane si tratta essenzialmente della critica della «falsa coscienza» filosofica, diretta in particolare contro Hegel e contro la sinistra hegeliana, ricaduta nelle trappole della speculazione. Nel Marx maturo la critica colpisce senza diaframmi la realtà: la formazione economico-sociale e, nelle cosiddette «opere storiche», le logiche del dominio politico. Contro la semplificazione «materialistica», va tuttavia immediatamente chiarito che permane anche nel Marx maggiore la centralità del tema ideologico. Il capitale è, in ogni suo snodo, al tempo stesso critica del processo di produzione e della sua rappresentazione, nella teoria (l’economia politica classica) e nel senso comune (dove il rapporto sociale si riverbera in forme simboliche). Continua a leggere

Su Lenin e il contenuto attuale del concetto di rivoluzione (Intervista)

György Lukács

L’intervista televisiva su Lenin fu concessa al regista András Kovács nell’ottobre 1969. Nata da una precedente idea di «girare» un reportage sulla vita di Lukács, a cui quest’ultimo si era rifiutato per non dover apparire sugli schermi televisivi «come una star», l’intervista venne accettata da Lukács quando assunse la forma di un intervento sulla figura di Lenin e sul contenuto attuale del concetto di rivoluzione. La registrazione venne eseguita il 2 ottobre 1969 nella casa di riposo di Jávorkurt e durò due ore e mezzo. Il testo qui tradotto è quello pubblicato sulle riviste ungheresi Uj Iras, 1971, n. 8 (prima parte) e Kritika, 1972, n. 5 (seconda parte).
Originariamente apparso in italiano in L’uomo e la rivoluzione, Editori Riuniti, Roma 1973, ora Edizioni Punto Rosso, Milano 2013.


Ha avuto un contatto personale con Lenin?

Ebbi con lui un solo contatto personale, in occasione del III Congresso dell’Internazionale, in cui ero delegato del partito ungherese e come tale fui presentato a Lenin. Non bisogna dimenticare che il 1921 fu un anno di aspra lotta da parte di Lenin contro le correnti settarie che stavano sviluppandosi nel Comintern. E poiché io appartenevo allora alla frazione settaria – non la si può chiamare frazione, chiamiamola «gruppo» – Lenin aveva verso di me un atteggiamento di ripulsa, come l’aveva in genere verso la massa dei settari. Non mi viene infatti nemmeno in mente di paragonare la mia persona a quella di un Bordiga, che rappresentava il settarismo nel grande partito italiano, oppure al gruppo Ruth Fischer-Maslow, che rappresentavano il partito tedesco. Lenin, naturalmente, non attribuiva altrettanta importanza a un funzionario del partito illegale ungherese. Continua a leggere

N. Bucharin: Teoria del materialismo storico

di György Lukács

[N. Buchаrin: Theorie des historischen Materialismus. Gemeinverständliches Lehrbuch der marxistischen Soziologie, 1925]

Scritti politici giovanili 1919-1928, Laterza, Bari 1972.


La nuova opera di Bucharin1 è un compendio sistematico quanto mai atteso del materialismo storico dal punto di vista marxista. Poiché in campo marxista dall’Antidühring di Engels in poi, e fatta eccezione per il volumetto di Plechanov, non era stato tentato niente di simile, e il compendio della teoria era stato lasciato agli avversari del marxismo, in ispecie a coloro che lo intendevano molto superficialmente, il tentativo di Bucharin sarebbe da salutare con simpatia anche nel caso che nei confronti del suo metodo e dei suoi risultati ci fossero da fare riserve molto più ampie di quanto non è possibile esporre in queste righe. Bisogna infatti riconoscere che a Bucharin è riuscito di porre tutte le questioni più importanti del marxismo in un nesso unitario e sistematico che – tutto sommato – è marxista; va aggiunto che l’esposizione è chiara in ogni punto e di facile comprensione, sicché il libro sembra idoneo ad assolvere il suo compito: di essere cioè un manuale. Continua a leggere

Il problema della guida intellettuale e i «lavoratori intellettuali»

di György Lukács

[A szellemi vezetés kérdése és a „szellemi munkások”, 1919]

Scritti politici giovanili 1919-1928, Laterza, Bari 1972.


Una delle più frequenti obiezioni sollevate dai circoli intellettuali borghesi, spessissimo anche da gente in buona fede, contro la concezione socialista della storia e della società, consiste nell’affermazione che nel socialismo non vi sarebbe posto per le forze «spirituali», che il socialismo sottovaluterebbe il ruolo di queste forze nel processo evolutivo, considerando e valutando la società esclusivamente dall’esagerato punto di vista dell’esistenza materiale, del lavoro manuale. Questi censori, anche nei casi in cui riconoscano settorialmente la verità del socialismo, raccomandano la forza intellettuale dei «lavoratori della mente» come il complemento necessario della evoluzione. Ovviamente partono dal presupposto che costoro il ruolo di guida loro spettante legittimamente lo ottengono davvero non per i loro interessi singoli ma – come pensano gli ingenui – nell’interesse della società. Continua a leggere

Tolstoj e l’evoluzione del realismo

I testi> Saggi sul realismo>

di György Lukács

Per merito della geniale capacità descrittiva di Tolstoj, l’epoca della preparazione della rivoluzione nel paese oppresso dai proprietari feudali, rappresentò un passo in avanti nell’evoluzione artistica di tutta l’umanità.
Lenin

La valutazione leniniana delle opere di Tolstoj può costituire la base di un’indagine che si prefigga lo scopo di definire il posto occupato da Tolstoj nella letteratura universale e nell’evoluzione del realismo. Come in tanti altri importanti problemi della metodologia e dell’applicazione storica del marxismo, anche in questo problema tutta la profondità della veduta di Lenin è rimasta per molto tempo incompresa. La fama mondiale di Tolstoj e l’importanza che egli aveva avuto per il movimento operaio nei tempi immediatamente antecedenti e successivi alla rivoluzione del 1905, hanno fatto si che quasi tutti i critici della II Internazionale abbiano provato il bisogno di occuparsi di lui più o meno profondamente. Ma i loro scritti seguono una linea totalmente differente da quella di Lenin. In quei tempi i complicati processi sociali riflessi nelle opere di Tolstoj o non venivano compresi affatto o soltanto in misura insufficiente. E l’insufficiente spiegazione delle basi sociali dell’arte di Tolstoj, porta a una valutazione estetica superficiale, spesso completamente falsa e deformante, dello scrittore. Continua a leggere