Lukács, il film e la tecnica

di Umberto Barbaro

«l’Unità», 22 gennaio 1959

[Per la risposta di L. si legga qui]


In occasione della pubblicazione, in Italia, dei Prolegomeni ad un’estetica marxista di György Lukács (Editori Riuniti, 1957), io lamentai, dandone notizia ai lettori dell’Unità, che in quel libro, come in tutta l’opera dell’illustre scrittore ungherese, fosse trascurata l’arte del film; sembrandomi francamente enorme che un filosofo e critico, intento a contribuire, col suo lavoro continuo ed indefesso, alla fondazione di una estetica marxista, potesse pretermettere, non solo la considerazione teorica, ma anche la critica e persino l’esemplificazione, su quella che, per noi (e si intende: per noi marxisti) è, come ha detto Lenin, e fuor di ogni dubbio, la più importante delle arti.

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Diavolo azzurro o diavolo giallo?

di György Lukács

[risposta di Lukács alle critiche rivolte da Umberto Barbaro all’articolo Lukács, il film e la tecnica, apparse sul quotidiano “L’Unità” il 22 gennaio 1959. Il testo è stato pubblicato su “Cinema nuovo”, n. 154, novembre-dicembre 1961]


Ne “L’Unità” del 22 gennaio Umberto Barbaro dedica un articolo ad alcune mie osservazioni provvisorie, in origine puramente epistolari (erano espresse in una lettera al mio ex-scolaro István Mészáros), intorno al film, che sono state pubblicate dalla rivista “Cinema nuovo”1. L’articolo stesso, come si mostrerà subito, non meriterebbe una replica. Tuttavia la sede in cui è apparso gli conferisce un certo peso, e può forse essere utile rimettere a posto i problemi che in quell’articolo sono stati interamente capovolti. Umberto Barbaro cita alcune righe della presentazione redazionale che introduceva le mie osservazioni senza nemmeno addentrarsi nel testo vero e proprio (il lettore vedrà che si tratta qui del metodo critico da lui costantemente adoperato). Egli cita dunque le parole della presentazione secondo cui io do ragione a Mészáros quando egli distingue la tecnica dalla forma, e aggiunge subito la conseguenza che io contesterei senz’altro l’importanza della tecnica nell’arte. Devo confessare che, benché non nutra un’opinione troppo alta della logica dei neopositivisti, questo volo pindarico mi ha egualmente sorpreso.

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