Intervista sconosciuta del 1968

 

di György Lukács

da Lukács parla. Interviste (1963-1971), a cura di A. Infranca, Edizioni Punto Rosso, Milano 2019.

Traduzione di A. Infranca


Dal 1967 Lukács aveva ripreso la tessera del Posu, il Partito socialista operaio ungherese. György Aczél, l’allora segretario del Comitato Centrale gli chiese di collaborare con i membri dirigenti del partito, sviluppando le sue opinioni sulle questioni politiche e teoriche del momento. Così si preparò la presente intervista, a titolo informativo, fatta pervenire ai membri del Comitato Centrale il 22 luglio 1968.

Lukács e i dirigenti del partito erano arrivati a un comune accordo: in tal modo le questioni trattate e le sue opinioni potevano essere ascoltate, ma non potevano essere rese pubbliche.

La prima parte della presente intervista è dedicata alla personalità politica e teorica di Palmiro Togliatti e, a questo proposito, Lukács si occupa delle questioni teoriche e politiche a lui connesse. Il punto saliente è la prospettiva di una possibile alternativa di sinistra in Europa, analizzando l’articolo di Togliatti su “Capitalismo e riforme di struttura” (Rinascita, 11 luglio 1964), che contiene gli appunti, scritti qualche ora prima della sua morte, sull’unità del movimento operaio internazionale. L’intervista è a cura di Ferenc Fehér. Continua a leggere

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Su Lukács

di Delio Cantimori

da Interpretazioni tedesche di Marx, in Studi di storia, vol. I, Einaudi, Torino 1959, pp. 210-227.


XII.

Non si riferisce espressamente al Troeltsch, almeno nelle opere che abbiamo potuto esaminare, ma riprende almeno in parte quei problemi, un filosofo che molto si è occupato del pensiero di Marx, e che è anche un uomo d’azione, György Lukács, del quale molto oggi si torna a parlare. Il Lukács, ungherese di nascita, ha studiato pare a Heidelberg nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, dedicandosi a studi di estetica.

Secondo L. Goldmann (Mensch, Gemeinschajt und Welt in der Philosophie I. Kants, Zürich 1945), il Lukács sarebbe stato scolaro del filosofo E. Lask, uno dei rappresentanti della filosofia dei valori, come anche il filosofo esistenzialista Heidegger, che secondo il Goldmann sarebbe stato una specie di antagonista del Lukács: «Il libro di Heidegger (Sein und Zeit) è una discussione con quello di Lukács dal punto di vista di una filosofia dell’angoscia e della morte» (p. 245). Abbiamo del Lukács vari scritti di estetica: di teoria dell’estetica nel periodo precedente all’altra guerra mondiale, di critica letteraria nei tempi più recenti. Ma non sono questi che ci interessano in questa sede. Si tratta piuttosto di un libro assai discusso al suo apparire, poi tornato di moda negli ultimi anni, nonostante che l’autore lo abbia rifiutato, dicendo di non accettarne pili le conclusioni (secondo il Goldmann, nel 1938), e che in seguito alle discussioni da esso sollevate egli abbia, da molto tempo prima, abbandonato queste ricerche (si veda per esempio l’importanza attribuita dal Warynski, del quale abbiamo già parlato, a questa vecchia opera del Lukács). È la raccolta di saggi e articoli intitolata Storia e coscienza di classe (Geschichte und Klassenbewusstsein), pubblicata nel 1923, a Berlino. Il sottotitolo è: Studi sulla dialettica marxistica. Siccome circolano alcune leggende su questo libro, che sarebbe stato fatto scomparire dall’autore, ritirato dalla circolazione, ecc., non sarà inutile dare qualche indicazione bibliografica. Il libro consta di una prefazione e di otto saggi, dei quali il più lungo è quello intitolato La «Verdinglichung» e la coscienza del proletariato, diviso in tre parti (il termine Verdinglichung, crediamo, è stato coniato dal Lukács stesso: questi si riferisce fin da principio al celebre primo capitolo del primo libro del Capitale, dove è analizzato il carattere di cosa che assume un rapporto, una relazione fra persone umane. Rammentate: Ding = cosa). Gli altri saggi sono: Che cosa significa marxismo ortodosso, che risale al marzo 1919; Rosa Luxemburg come marxista, del gennaio 1921; Coscienza di classe, del marzo 1920; Il cambiamento della funzione del materialismo storico, che è il discorso inaugurale dell’Istituto di ricerche per il materialismo storico di Budapest, del giugno 1919; Legalità e illegalità, del luglio 1920; Osservazioni critiche alla «Critica della rivoluzione russa» di Rosa Luxemburg, del gennaio 1922; e infine: Osservazioni metodologiche sulla questione della organizzazione, del settembre 1922. La prefazione è datata: Wien, Natale 1922. Come vedete, non si tratta di un trattato o di un libro concepito organicamente, ma di vari saggi, di vario carattere, raccolti attorno ad uno scritto
filosofico, La «Verdinglichung» e la coscienza del proletariato, che si divide in tre parti: il fenomeno della Verdinglichung; le antinomie del pensiero borghese; il punto di vista del proletariato. Continua a leggere

N. Bucharin: Teoria del materialismo storico

di György Lukács

[N. Buchаrin: Theorie des historischen Materialismus. Gemeinverständliches Lehrbuch der marxistischen Soziologie, 1925]

Scritti politici giovanili 1919-1928, Laterza, Bari 1972.


La nuova opera di Bucharin1 è un compendio sistematico quanto mai atteso del materialismo storico dal punto di vista marxista. Poiché in campo marxista dall’Antidühring di Engels in poi, e fatta eccezione per il volumetto di Plechanov, non era stato tentato niente di simile, e il compendio della teoria era stato lasciato agli avversari del marxismo, in ispecie a coloro che lo intendevano molto superficialmente, il tentativo di Bucharin sarebbe da salutare con simpatia anche nel caso che nei confronti del suo metodo e dei suoi risultati ci fossero da fare riserve molto più ampie di quanto non è possibile esporre in queste righe. Bisogna infatti riconoscere che a Bucharin è riuscito di porre tutte le questioni più importanti del marxismo in un nesso unitario e sistematico che – tutto sommato – è marxista; va aggiunto che l’esposizione è chiara in ogni punto e di facile comprensione, sicché il libro sembra idoneo ad assolvere il suo compito: di essere cioè un manuale. Continua a leggere

Sul problema del lavoro intellettuale

di György Lukács

[Zur Frage der Bildungsarbeit, 1921]

Scritti politici giovanili 1919-1928, Laterza, Bari 1972.


La questione di metodo e di principio dominerà presumibilmente le future discussioni sul problema culturale. Nelle tesi dei compagni ungheresi è stata proclamata la questione della preminenza della scienza sociale e storica sulle scienze naturali; esse hanno trovato il consenso del compagno Röbig (nel n. 6, II annata, della «Jugend-Internationale»), ma è probabile che incontreranno anche una grande resistenza. Quindi forse non sarà del tutto superfluo addentrarci con alcune brevi note sulla parte del problema che si riferisce al metodo1. Continua a leggere

Che cos’è il marxismo ortodosso?

di György Lukács

[Mi az ortodox marxizmus?, 1919]

Scritti politici giovanili 1919-1928, Laterza, Bari 1972.

[Questa è la prima versione, molto più breve, del saggio che porta lo stesso nome, contenuto in Storia e coscienza di classe]


I filosofi hanno soltanto interpretato il mondo in modi diversi, si tratta invece di trasformarlo.

Marx, XI, Tesi su Feuerbach.

Se badiamo al nucleo della questione, si constaterà che questa domanda estremamente lineare è stata già discussa a lungo e appassionatamente sia nella letteratura borghese che in quella socialista. Da una parte sono stati violentemente attaccati i rimasticatori della lettera del marxismo i quali, come gli scolastici del Medioevo, non hanno preso come punto d’avvio i fatti, ma intendevano avvicinarsi alla verità mediante una continua giustificazione della loro Bibbia. Dalla parte opposta, i marxisti hanno litigato pure tra loro, non riuscendo ad accordarsi precisamente su quelle tesi che, se messe in dubbio, rendono impossibile il diventare un marxista ortodosso. I critici di Marx che affermano che lo sviluppo della scienza rende superate talune tesi di Marx si chiedono però anche se la critica possa in generale arrestarsi dinanzi a una qualsiasi tesi. Ovviamente no. Lo affermiamo pure noi, che ci definiamo marxisti ortodossi; ma a nostro avviso la questione se qualcuno sia marxista o non lo sia, si decide non in base al suo convincimento circa la verità di singole tesi, bensì con un criterio completamente diverso. Questo diverso criterio è il metodo. Premesso, ma non concesso, che lo sviluppo della scienza dovesse dimostrare l’erroneità di tutte le affermazioni di Marx, potremmo accettare senza contraddizione alcuna questa critica da parte della scienza e tuttavia restare marxisti, nella misura in cui restiamo seguaci del metodo di Marx. Per intendere esattamente il marxismo ortodosso, dobbiamo dunque definire l’essenza di questo metodo. Comprenderemo così in pari tempo come ogni tentativo che si sia discostato dalla via dell’ortodossia per «migliorare» o «sviluppare» il metodo di Marx non abbia fatto che appiattire il marxismo. Continua a leggere