L’ultima intervista

di György Lukács

Intervista registrata il 16 aprile 1971, in una località non distante da Budapest. Tale intervista fu pubblicata per la prima volta in francese, in versione ridotta, da Yvon Bourdet nella rivista L’Homme et la société, n. 20, 1971, pp. 3-12.

da Lukács parla. Interviste (1963-1971), a cura di A. Infranca, Edizioni Punto Rosso, Milano 2019.


Bourdet – La ringrazio di cuore per aver accettato di parlare con me in francese.

Lukács – Deve sapere però che parlo francese molto male, con accento ungherese e una grammatica tedesca. (Lukács ride divertito)

Bourdet – Non è vero. Ho presente la sua intervista alla televisione francese e devo dire che lei si esprime benissimo.

I. Giudizi di Lukács sull’austromarxismo

 

Bourdet – Vorrei prima di tutto porle alcune domande sull’austromarxismo: quando lei andò a Vienna, dopo la prima guerra mondiale e dopo la sconfitta della Repubblica ungherese dei consigli, ha avuto rapporti con i socialisti austriaci?

Lukács – Sì. Sono stato in ottimi rapporti con Otto Bauer. Non bisogna tuttavia dimenticare la situazione di allora: eravamo dei fuoriusciti coi quali, voglio dire contro i quali, il regime poteva, in ogni momento, prendere delle misure anche illegali. Ognuno di noi aveva dovuto dare alla polizia la propria parola d’onore di non immischiarsi minimamente negli affari della politica interna austriaca. Nonostante ciò, come spesso avviene nei circoli dei fuoriusciti, ero stato incaricato, dal Partito comunista ungherese, di tenere certi rapporti, e in particolare il Partito mi aveva ordinato di prendere contatto con Otto Bauer ogni volta che uno di noi fosse, per esempio, minacciato di estradizione, e anche per discutere tutta una serie di altri problemi. Continua a leggere

Lukács e il suo tempo. La costanza della ragione sistematica

lukilsuotempoicoConvegno di studi sull’opera e sul pensiero di György Lukács (Roma 10-12 dicembre 1981). In tempi di ricorrenti crisi della ragione, di un frenetico interrogarsi sulla tenuità di scambio tra i sistemi simbolici e la innumerevole pluralità dispersa e disseminata di situazioni della realtà politica, sociale, culturale ed economica, sembrò agli organizzatori del I convegno internazionale di studi sull’opera di György Lukács che un ripensamento critico di una delle vicende filosofico-intellettuali più complesse della storia del Novecento fornisse la possibilità di individuare e rintracciare quei criteri di razionalità non meramente conoscitiva che attraversano e collegano tra loro l’antropologico al politico, il sociale all’economia politica, la poiesis artistica all’ontologia sociale.