Tolstoj e l’evoluzione del realismo

I testi> Saggi sul realismo>

di György Lukács

Per merito della geniale capacità descrittiva di Tolstoj, l’epoca della preparazione della rivoluzione nel paese oppresso dai proprietari feudali, rappresentò un passo in avanti nell’evoluzione artistica di tutta l’umanità.
Lenin

La valutazione leniniana delle opere di Tolstoj può costituire la base di un’indagine che si prefigga lo scopo di definire il posto occupato da Tolstoj nella letteratura universale e nell’evoluzione del realismo. Come in tanti altri importanti problemi della metodologia e dell’applicazione storica del marxismo, anche in questo problema tutta la profondità della veduta di Lenin è rimasta per molto tempo incompresa. La fama mondiale di Tolstoj e l’importanza che egli aveva avuto per il movimento operaio nei tempi immediatamente antecedenti e successivi alla rivoluzione del 1905, hanno fatto si che quasi tutti i critici della II Internazionale abbiano provato il bisogno di occuparsi di lui più o meno profondamente. Ma i loro scritti seguono una linea totalmente differente da quella di Lenin. In quei tempi i complicati processi sociali riflessi nelle opere di Tolstoj o non venivano compresi affatto o soltanto in misura insufficiente. E l’insufficiente spiegazione delle basi sociali dell’arte di Tolstoj, porta a una valutazione estetica superficiale, spesso completamente falsa e deformante, dello scrittore. Continua a leggere

Il dramma moderno III

DMicoLukács continua la sua attenta analisi dell’evoluzione del dramma moderno soffermandosi innanzitutto sulla stagione naturalista iniziata dai grandi romanzieri francesi, i fratelli Goncourt, Flaubert e Zola, che scrissero per il teatro o meglio drammatizzarono le loro opere narrative. Dopo avere individuato l’apporto fondamentale dell’allora tanto necessaria riforma del palcoscenico dato dalla Freie Bühne di Otto Brahm a Berlino e dal Théâtre libre di Antoine a Parigi, Lukács verifica i contributi dei singoli drammaturghi che ingrossano la schiera dei precursori del dramma naturalistico — Becque, Strindberg, Tolstoj — e, passando per il dramma contadino-popolare di Anzengruber, giunge a Gerhart Hauptmann, individuando l’essenza del nuovo dramma naturalistico in una «questione» tecnica e di tecnica e chiarendo nel medesimo tempo la distanza dal socialismo mantenuta, sia pure inconsapevolmente, da tutti i poeti del naturalismo, peraltro attenti alle questioni sociali e al destino del proletariato. Il dramma impressionistico-intimista di Arno Holz e Schlaf e la forma del dramma-ballata di Maeterlinck, considerati entrambi come effetto della nuova realtà storico-sociale, segnano un ulteriore passaggio obbligato — al pari della lezione naturalista — prima che il dramma moderno giunga alla grande stagione del teatro austriaco o diventi il dramma estetico di Oscar Wilde, D’Annunzio e Hofmannsthal, allora contemporanei del giovanissimo studioso ungherese.